UN PRESEPE NUOVO: “ SENZA SEME “

Fonte: Gianni Toffali, Dossobuono Verona

E’ la versione patriarcalmente scorretta del parroco don Vitalino Della Sala, il quale ha pubblicato la foto del presepe ‘ arcobaleno ’ montato nella sua chiesa spiegando: Natale 2023. Una famiglia?

Tanti modi di essere famiglia : “ nulla è impossibile a Dio! ”.

Il parroco che non sopporta i maschi ha spiegato che “ Il disprezzo, anche da parte di settori della Chiesa cattolica contro le ‘ famiglie arcobaleno ’ e la loro condanna a prescindere, senza una discussione e un confronto serio e onesto, è la pennellata di tenebra che contribuisce a dipingere la notte del nostro tempo, perciò ci sono due mamme nel presepe: la luce del Natale quest’ anno la vedo risplendere anche su queste famiglie colpite da critiche e condanne disumane e antievangeliche ”.

Senza ombra di dubbio, il prete che non conosce l’ abc della continuazione della specie ( ovulo + ovulo o spermatozoo + spermatozoo = 0 vita ) non è al corrente che papa Francesco, ha da poco avallato la benedizione delle coppie omosessuali.

Pur accomunati dall’ inconsapevolezza comune dei meccanismi riproduttivi, almeno papa Francesco non ha posto veti o proibizioni anti patriarcali tali da impedire la disposizione di due “ Giuseppi ” nel presepe.

La Chiesa in uscita, grazie a papa Francesco, è realmente uscita. In quale senso e direzione, solo Pachamama lo sa.

L’ORIGINE DEL FEMMINISMO O LA FINE DEL MASCHILISMO ?

L’opinione pubblica è convinta che l’ inizio del femminismo risalga alla prima Women’s Rights Convention ( a Seneca Falls, vicino a New York ) del 1848.

Il Congresso fu indetto dalle due instancabili attiviste Elisabeth Cady Stanton ( 1815-1902 ) e Susan B. Anthony ( 1820-1906 ). In Italia la marcia verso la parità iniziò più tardi e più lentamente. Le prime a sfidare la società sono state la repubblicana e mazziniana Anna Maria Mozzoni ( 1837-1920 ), la cattolica Teresa Labriola ( 1873-1941 ) e la socialista Anna Kuliscioff ( 1854-1925 ).

Questa la vulgata popolare. In realtà le vere radici del femminismo furono ben evidenziate da Sigmund Freud. Lo psichiatra tedesco, dopo lunghi studi sui bizzarri comportamenti di un’ infima minoranza di femmine, arrivò ad una tragica conclusione. Le donne che volevano scimmiottare l’ uomo, non erano mosse da ideali egualitari o paritetici, ma semplicemente dall’ invidia del pene. Freud ipotizzò che l’ invidia penis fosse imputabile allo sviluppo psicosessuale femminile e il senso di angoscia che sperimenterebbero le bambine quando notano di non possedere il pene.

Secondo la teoria pulsionale di Freud, ciò accade durante la fase fallica intorno ai 3-5 anni di età.  A quell’ età, la bambina si rende conto che non ha un pene e sviluppa la fantasia inconscia che ciò è dovuto al fatto di essere stata castrata. Come difesa contro questa fantasia, che va di pari passo con il sentimento di inferiorità, la bambina sviluppa quindi l’ invidia del pene dell’ uomo e di conseguenza, odio verso i maschi.

Congettura ritenuta blasfema dalle femministe, che però viene indirettamente confermata da un fenomeno sociale che tocca l’ universo maschile. Camminando tra la gente, o osservando le performance di giovani maschi su Tik Tok o piattaforme affini, anche un cieco non può non aver notato una sorta di transizione sessuale verso il genere femminile. I giovani imbellettati, truccati e vestiti come le femmine, certificano la teoria opposta ma speculare, cioè l’ invidia vaginis.

Sigmund Freud, non poté mettere nero su bianco l’ analisi sulla femminilizzazione dei maschi, semplicemente perché nel XIX secolo, la TV, i social media e i cosiddetti influencer, non esistevano. I maschi portavano i pantaloni e le femmine le gonne. Oggi siamo tutti gender: le donne fanno i minatori e i maschi i baby sitter. Manca solo l’ ultimo passo, verso il transumanesimo: l’ uomo, metà umano e metà macchina.

Ma chi comanda il mondo, ci sta alacremente lavorando.

Fonte: Gianni Toffali, Dossobuono Verona

DOVE SCIVOLA QUESTA CHIESA DI PAPA BERGOGLIO? (NON SI RECITA’ PIU’ LA PREGHIERA DEI MORTI)?

Per le persone di religione cattolica, il rito funebre è il momento in cui familiari si riuniscono intorno al defunto per pregare e onorare la sua memoria. 

Non si comprende quindi, il motivo che ha spinto la famiglia Cecchettin a celebrare un commiato religioso quando né Giulia, né loro hanno palesato di credere in Dio. Gli atti di fede all’ ignoto, sono stati confermati dagli elogi funebri: nessun familiare ha parlato di vita eterna e resurrezione.

L’ assenza escatologica della celebrazione, è stata ampiamente compensata da composizioni ideologiche e soprattutto politiche, inneggianti ai diritti delle donne, alla responsabilità educativa del maschio e alle immancabili tematiche sempreverdi del femminicidio e della violenza di genere.

Il Vescovo che ha concesso e celebrato il rito, avrebbe dovuto ricordare che la Chiesa non è un’ istituzione sociale o umanitaria qualsiasi che ha l’ obbligo di offrire luoghi di culto imbellettati da onoranze funebri per propagandare pensieri immanenti incompatibili con la fede cristiana.

Un vero uomo di Dio, avrebbe altresì precisato che la celebrazione delle esequie ecclesiastiche è stabilita dal diritto canonico con riti, simboli e canti ben precisi per cui nessun fedele ha il diritto di modificare il rito liturgico.

Eppure, a risaltare, nessun segno cristiano ma solo megaschermi, applausi laici e coccarde rosse simbolo del femminismo. Poi il clero, la cui unica preoccupazione non è evangelizzare ma piacere al mondo, si lamenta delle chiese vuote e delle offerte in picchiata.

Di. Gianni Toffali – Dossobuono Verona

ATTIVISTE “Birbantelle” INTERROMPONO LA MESSA

Domenica 3 dicembre nel corso della messa mattutina, alcune attiviste di Extinction Rebellion hanno tentato di interrompere l’ omelia dell’ arcivescovo di Torino Roberto Repole.

Di: Gianni Toffali – Dossobuono Verona 

Nei secondi di silenzio che precedevano la lettura, si sono alzate ed hanno letto alcune passi estrapolati dalla Laudato Si e dalla Laudate Deum, con i quali il Pontefice si era espresso sulla gravità della crisi ecologica e climatica. L’ azione di disturbo, non ha però sortito l’ effetto sperato.

Le eroine di Madre Terra, erano convinte di essere riuscite ad sospendere la cerimonia religiosa. Il Vescovo invece, si è rifiutato di assecondarle. Anziché cacciarle con minaccia di applicazione dell’ articolo 405 del codice penale ( che punisce fino a due anni chiunque impedisce o turba l’ esercizio di una cerimonia religiosa ), le ha addirittura invitate a concelebrare messa.

Solo dopo la lettura dei versi che narravano dell’ uomo cattivo e della natura buona, il vescovo le ha dolcemente invitate a pregare assieme a Papa Francesco. Una prima lettura del fatto, suggerirebbe ad un atto di benevolenza, ma tenuto conto della natura sovversiva e ribelle delle suffragette di Gaia, l’ indulgenza è suonata come un declassamento da tigri a cuccioli di gatte, nonché da donne con le palle a bambine che giocano a palla.

Il patriarcato e la superiorità maschile, hanno infinite facce, soprattutto quando ammantato di misericordia e di paramenti sacri.

“MANIFESTAZIONE CONTRO LA VIOLENZA” CON L’INTENZIONE DI INCENDIARE LA SEDE DI PRO VITA & FAMIGLIA?

Sabato 25 novembre, in occasione della ” manifestazione contro la violenza ” sulle donne, le medesime hanno “ violentato ” la sede romana di Pro Vita.

Fonte: Gianni Toffali, Dossobuono Verona

Il L’ Associazione che c’ azzecca con il femminicidi come i cavoli a merenda, è stata presa di mira da un assalto squadrista coordinato e perpetrato da manifestanti incitati dall’ organizzazione trans femminista ” Non Una di Meno “.

Con una brutalità inaudita le pacifinte, non paghe di aver devastato la sede, si sono scagliate contro la polizia che era intervenuta in difesa degli attivisti pro life, con bottiglie, pietre, petardi e fumogeni. In pochi minuti, la massa di manifestanti ha scatenato uno scontro fisico violento con le forze dell’ ordine costrette ad abbandonare la loro posizione in difesa della sede.

Il possesso di oggetti potenzialmente lesivi, indicano che l’ organizzazione che a parole blatera di pace, democrazia, libertà e diritti, in realtà non è dissimile da talune organizzazioni terroristiche di estrema sinistra. La speranza è che il governo metta fuori legge le attività di certe donne che di femminile hanno solo il nome e ( forse ) la biancheria intima.

TUUTI I MASCHI SONO COLPEVOLI ??

From: Gianni Toffali
Dossobuono Verona

Così si è espressa la neo telepredicatrice Elena Cecchettin dopo la scoperta dell’ uccisione della sorella Giulia. Generalmente la dolorosissima elaborazione del lutto, si caratterizza per i sentimenti di tristezza, rabbia, colpa, senso di vuoto e mutismo. Rimane dunque un mistero, donde la lucida favella di una ragazza che invece di pregare in silenzio Dio per l’ anima della sorella, ha battuto il record mondiale di interviste televisive?

E’ umano nel picco massimo della sofferenza, mettere in secondo piano Giulia e contemporaneamente, strumentalizzarne la morte per gridare al mondo la personale misandria verso il genere maschile? Ed è umano, approfittare dei media per imporre agli uomini di chiedere scusa anche per ciò che non hanno fatto? La verità è che il femminismo, nel suo delirio di evirazione del maschio e di mascolinizzazione della femmina, è uno dei peggiori veleni ideologici prodotti dalla modernità.

Per converso, sul versante maschile, non è che vada tutto bene. Il pensiero unico veicolato da certi media mainstream, ha purtroppo sfornato generazioni di maschietti fluidi, sottomessi, conformisti, viziosi, capricciosi e codardi. Gli stessi vili che poi ammazzano le donne. La sola soluzione per uscire dalla piaga della violenza tra sessi, non è certo la rottamazione del maschio e del patriarcato.

L’ accompagnamento dei giovani maschi a diventare leali, coraggiosi, responsabili, onesti, rispettosi e soprattutto casti verso le donne, è l’ unica via per respingere l’ ideologia dominante del femminismo che tutto vuole tranne che il vero amore per la famiglia e il miracolo della vita.


 


 

MA QUALE SOCIETA’ PATRIARCALE?

UNA SOCIETÀ NELLA PIENA CONFUSIONE, CHE NON SA PIÙ’ FARE AUTOCRITICA. . . CHE, CERCA UN CAPO ESPIATORIO

Fonte: Gianni Toffali, Dossobuono Verona 

All’ indomani della lectio magistralis sul femminismo tenuta in Tv dalla sorella di Giulia Cecchettin, in un post su Facebook il consigliere regione veneto Stefano Valdegamberi aveva candidamente asserito che “ le dichiarazioni mi hanno sollevato dubbi e sospetti che spero i magistrati valutino attentamente. Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita ”. Dopo una rapida osservazione sulla felpa nera su cui era stampata una stella bianca rovesciata, Valdegamberi ha chiuso dichiarando che ” il tentativo di quasi giustificare l’ omicida dando la responsabilità alla società patriarcale.

Più che società patriarcale dovremmo parlare di società satanista, cara ragazza. Sembra una che recita una parte di un qualcosa predeterminato e precostituito “. Critiche oggettive e condivisibili da qualunque sano di mente, che però nelle menti ideologiche di chi vede nell’ uomo una blatta da schiacciare, sono suonate come un oltraggio alla dignità femminile.

Le reazioni delle eroine dell’ utero è mio, accompagnate dagli eroini del pistolino è un optional, non si sono fatti attendere. Centinaia di studenti, studentesse e studianiente, hanno affisso sulle facciate delle scuole, striscioni inneggianti alla superiorità della stirpe di Eva. Sul fronte politico invece, le hater in gonnella ( o meglio, in pantaloni per scimmiottare l’ uomo e sembrare più virili ) del genere maschile, hanno messo in rete una ridicola petizione per chiedere le dimissioni di Caino Valdegamberi.

Papa Ratzinger soleva spesso parlare dei rischi connessi al trascinamento nell’ alveo delle correnti ideologiche e delle opinioni alla moda che, congiuntamente alla dittatura del relativismo centrata sull’ io e sui suoi desideri hanno generato società distopiche dove i sogni vengono spacciati per veri. Nella realtà, la boria del pensiero umano, ha condotto le nuove generazioni sulla china dell’ inferno terrestre.

 MA QUALE PATRIARCATO. . . ITALIANO ??

Forse di altre culture ??

A poche ore dal ritrovamento del cadavere di Giulia Ciecchettin, i riflettori si sono spostati d’incanto, dalla vittima e dall’ex fidanzato, alla sorella Elena.

Fonte: Gianni Toffali Dossobuono Verona

Due le notizie che hanno catalizzato l’ opinione pubblica. La prima è un’intervista rilasciata ad una troupe televisiva. Consapevole di essere vista dalla popolazione italiana, si è mostrata alle telecamere ostentando una felpa con pentagramma satanico.

Con inusitata freddezza, quasi che il lutto per la sorella non la riguardasse o al massimo costituisse un insignificante dettaglio nel contesto del monologo, ha pontificato contro i maschi, la cultura dello stupro e la cosiddetta subcultura del patriarcato.

Un fervorino tanto analitico, lucido e preciso che se pronunciato in una sfilata Lgtbtq+ l’ avrebbe acclamata patrona dell’ Internazionale femminista. La seconda notizia, forse ancora più inquietante del farneticante soliloquio anti-fallico, è stata la scoperta di alcune foto e commenti postate sui social media. ” Satana è luce ” si legge sul suo profilo Instagram accompagnata da immagini di Elena con croci rovesciate disegnate sulla fronte.

L’enorme spazio concesso ad un soggetto i cui riferimenti culturali e religiosi sono lontani anni luce dalla visione cristiana della vita, fa supporre che il can can mediatico andato in scena abbia avuto un’unica, non dichiarata finalità. Il pretesto del femminicidio, delle femmine buone e dei maschi cattivi a prescindere, è servito e serve per far sdoganare il gender nelle scuole travestito da educazione affettiva. Non a caso, in tutti gli istituti di ogni ordine e grado, sono iniziate manifestazioni e lezioncine extra contro il presunto strapotere dei maschi.

Il potere di strumentalizzare eventi luttuosi dove, invece di cercare riconciliazioni o punti d’incontro con l’altro sesso, si impone come ideologia per la massa ( l’uomo è sbagliato e va corretto o meglio ancora, eliminato ), evidenzia trame di natura non umana. La stessa fonte a cui la sorella della povera Giulia, sembra attingere. Il principe delle tenebre se la ride, e gli umani a darsi addosso.

LA SCIENZA APPLICATA COME UNA CLAVA

È lo stesso tragico copione: dopo la soppressione di stato di Charlie Gard, Alfie Evans, Archie Battersbee, Sudiksha Thirumalesh, sarà la volta di Indi Gregory.

Fonte: Gianni Toffali

Dossobuono Verona

Secondo Robert Peel, il giudice dell’ Alta Corte britannica, tenere in vita con la ventilazione artificiale la bambina, affetta da una grave e incurabile patologia mitocondriale, sarebbe un accanimento terapeutico che la farebbe soltanto soffrire.

Il ” buon samaritano ” che oltre al senso di pietà sa anche leggere i pensieri dei neonati, ha deciso di lenire la sofferenza della bimba e dei genitori, respingendo l’ appello al trasferimento in Italia. Nei giorni scorsi il padre Gregory, seppur ateo, aveva dichiarato che « In tribunale mi sembrava di essere stato trascinato all’ inferno.

Non può esistere un inferno senza un paradiso e io voglio che Indi vada in paradiso, per questo l’ ho fatta battezzare ». Parole inconcepibili per un non credente! L’ onda d’ urto del male incarnato da un tribunale sadico e bramoso di morte, ha imprevedibilmente rotto la corazza ideologica dell’ ateismo.

Una sorta di miracolo laico paradossalmente scaturito da un atto iniquo, ha aperto occhi e cuore al padre. Il tocco del fondo dell’ abisso, ha consentito al poveruomo di sperimentare l’ esistenza dell’ inferno e di conseguenza percepire la presenza del paradiso. Un dono ” fuori programma ” forse più considerevole della vita stessa della figlia.

Dell’intera vicenda, la vergogna del silenzio di Bergoglio e dei suoi uomini. Di una chiesa totalmente latitante sulle questioni etiche e al contrario, occupatissima a curare gli interessi dei gay e dei trans che dai prossimi giorni potranno fare da padrini a battezzati e nubendi, se ne può bellamente fare a meno.

DIVERSAMENTE CREDENTE

Fonte: Gianni Toffali
Dossobuono Verona  

Tra le molteplici abitudini quotidiane, la più gettonata in assoluto è la lettura dei necrologi.

Tra un sospiro di sollievo per non aver letto il proprio nome, ed uno di sgomento per la vista di una persona conosciuta, non si può non notare una radicale mutazione delle “ abitudini ” post mortem degli italiani. La percentuale di chi opta per la cremazione rispetto all’ inumazione è sempre più alta. A prima vista la scelta tra inumazione e cremazione appare priva di connotazioni ideologiche.

In realtà scegliere per l’ una o l’ altra possibilità, implica visioni della vita e della religione agli antipodi. A preferire la cremazione, nella stragrande maggioranza dei casi sono atei, agnostici e pagani adoratori di Madre Terra. Chi invece predilige l’ inumazione, sono i credenti di tutte le religioni.

Appare lapalissiano che optare per l’ inceneritore anziché la tomba, ha un movente inequivocabilmente “ religioso ”. Per non creare imbarazzi alla cerchia di amici e parenti, chi decide di buttarsi nel forno ardente, giustifica tale agghiacciante opzione, con patetiche argomentazioni di carattere ecologico ambientali. In realtà, la motivazione, checché non manifestamente palesata, è ben altra.

Per comprendere le vere ragioni della cremazione, bisogna partire da lontano. I negazionisti del Creatore, che per “ inspiegabili ragioni ” preferiscono farsi chiamare laici, in realtà credono in Dio più dei sgranarosari e dei basabanchi. La prova si arguisce dal fatto che gli atei e diversamente credenti, dedicano la loro esistenza a combattere le fedi, le chiese ed ovviamente il Dio creatore della vita e dell’ universo.

Se ne evince che lo zelante impegno contro le religioni, conferma la fede degli atei nella divinità, negata a sole parole. Preso atto che la sola differenza tra un credente e un ateo è che il primo ama e loda Dio, mentre il secondo lo detesta, è peregrino ipotizzare che il “ diversamente credente ” coglie nella cremazione l’occasione per assestare l’ ultimo schiaffo ( all’ odiato ) Dio?