Bello il Natale, festa cristiana straordinaria in cui, ogni 25 dicembre, si celebra la nascita di Gesù. Sembra però, secondo una documentata e rigorosa ricerca storica, che Gesù non sia nato il 25 dicembre dell’ anno 0 ma il 22 agosto del 7 a.C.
Potrebbe sembrare una profanazione, ma chi la considerasse tale dimenticherebbe che, mentre la fede opera con i simboli del sacro, è compito della storia ricostruire il contesto profano, i fatti e gli accadimenti che avvennero in quella remota epoca. I dati sono stati ricavati non dai Vangeli ma anche dalle cronache del tempo. Basta mettere a confronto il Vangelo di Luca con quello di Matteo circa il famoso censimento.
L’ ipotesi di Joan Addey, per la quale Gesù non poteva essere nato dopo la morte di Erode, è stata convalidata dal ritrovamento, avvenuto nel 1947, dai rotoli del Mar Morto.
Dai frammenti di questo reperto archeologico di incomparabile importanza sono emerse preziosissime informazioni che, tra l’ altro, si riferiscono agli Esseni, al ruolo che l’Astrologia ebbe in questa setta e, cosa ancora più straordinaria, alla struttura del tema natale di Gesù Cristo.
Non è senza emozione e con grande umiltà che gli studiosi si sono avvicinati al tema natale di Cristo, trovando nella sua esplicazione dei valori complessivi e integrativi: l’ universale, il particolare, il mistico, il pragmatico, il trascendente e il contingente, la sublimazione e il servizio.
Certo, forse siamo ancora in pochi a conoscere che il Natale soprattutto una festa Astrologica perché, come festa che festeggia la nascita di Gesù, essa fu proclamata dalla Chiesa prima del IV secolo d.C. In effetti il 25 dicembre segna l’ ingresso del Sole nel segno del Capricorno, periodo in cui la Luce ha vittoria sulle tenebre, e Gesù nacque al mondo per essere portatore di Luce: sicuramente l’ adattamento non fu mai cosi pertinente.
Non bisogna però nemmeno dimenticare che fu anche una contromisura ai Saturnali. Queste erano feste che ricordavano la luce che rinasceva proprio in quel periodo dell’ anno. Tali feste, ancora molto in auge a Roma, erano caratterizzate da sfrenate orge dove, per festeggiare l’ ingresso del Sole nel Capricorno, la gente si riversava nelle piazze e nelle strade facendole diventare teatri di abbondanti libagioni, di danze e vari amplessi fuori dall’ ambito della famiglia. Nell’ occasione di queste feste venivano distribuiti i
famosi “fescennini ”, paragonabili ai nostri porno-fumetti, che esprimevano con immagini esplicite varie forme di accoppiamento.
Sia gli uomini che alle donne era concessa la più ampia libertà sessuale, di solito appannaggio di un rango sociale elevato. Sembra che l’ attaccamento a queste feste fosse talmente forte che non bastò. Per farle cessare, nemmeno l’ editto di Costantino che legalizzava la religione Cristiana. Fu cosi necessario intervenire di nuovo e, poiché nel frattempo la Chiesa era diventata un potere politico, i Saturnali venero proibiti e venne inserita, al loro posto, la festa della nascita di Gesù: il Natale. Non c’ è da meravigliarsi: il potere religioso ha sempre prevaricato e controllato ogni situazione esclusiva in suo favore e poi, ricordiamo che il Vaticano si chiama così perché in tale luogo si praticavano, dalla più lontana antichità, i vaticini. Praticamente tutti i templi delle antiche divinità “ in illo tempore ” furono trasformati in chiese cristiane e, infatti, non di rado in parecchie di essere si scorgono ancora oggi antiche immagini pagane.
Una testimonianza importante la troviamo a Roma nella Basilica di San Clemente. Questa Chiesa presenta prove lapalissiane di essere stata edificata su di un tempio risalente ai primi secoli dell’ impero dedicato al “Sol Invictus ”, il dio solare Mitra detto “Luce del mondo ”, i vari templi del quale vennero offuscati soltanto all’ inizio del IV secolo con il trionfo del Cristianesimo. La basilica fu edificata due volte, dopo un sonno secolare durante il quale si era perduta la memoria delle antiche struttura sotterranee. Solo nel 1857, su iniziativa del Priore di San Clemente, padre Joseph Mulloooly, furono avviati i lavori di scavo sotto il tempio attuale e, in quell’ occasione, furono scoperti non soltanto la basilica ordinaria del IV secolo ma anche, a un livello inferiore, gli splendidi resti del Mitreo, risalenti al II secolo della nostra era.
Successivamente, in occasione di altri scavi eseguiti per la ricostruzione di un canale di scolo tra San Clemente e il Colosseo, questi rivelarono che al di sotto del terzo strato, ce ne era addirittura un altro, cui appartenevano costruzioni distrutte nell’ incendio di Nerone del 64 d. C.
E’ proprio su una parte di questo quarto strato che, nel IV secolo, fu edificata la prima Chiesa dedicata a papa Clemente, un edificio rettangolare composto dalla navata centrale e da navate laterali proprio come oggi le vediamo.
Fino al 395, anno in cui la religione di Mitra fu dichiarata illegale, l’ antico culto del dio della fertilità, veniva esercitato nella vicina “Insula ” in mattoni. Dopo tale data il terreno fu acquistato dal Clero di San Clemente che aggiunse alla Chiesa rettangolare l’ abside, proiettandola al di sopra del vestibolo di Mitreo, mentre il resto dell’ 0pera fu interrato. In questo stato la Basilica giunse fino all’ inizio del XII secolo, quando si scopri che era pericolante e doveva essere abbandonata. Ma il titolare di San Clemente, il cardinale Anastasio, non volle arrendersi e fece riempire di pietrame la Chiesa del IV secolo, fino alla sommità delle colonne che delimitavano le tre navate e su queste fondamenta fu eretta una nuova Basilica, simile alla prima anche se più piccola: è la Basilica come appare oggi.
Se dalla Basilica si scende nelle profondità sotterranee del Mitreo, la suggestione del luogo è intatta. Il primo lieve rumore che cattura l’ attenzione è quello di un remoto scrocio di acque; seguendo quel rumore si giunge ad una sala spoglia, umida e semibuia e si ha la netta sensazione di essere fuori dal tempo: è uno spazio che ha conservato inalterata la sua sacralità e, in esso, si avverte un particolare campo energetico, quello di Madre Terra.
Simili sensazioni si possono provare anche per Chartres, Amiens, Reims e tutte le cattedrali della Francia Nord-Occidentali, ma anche in qualsiasi altra località del mondo dove gli antichi templi ci parlano di ancestrali e misteriosi riti.
Riccardo Ferrari – Direttore della Comunicazione