LE CREDENZE POPOLARI

Autore: Riccardo FERRARI

La paura della morte si rispecchia significativamente in alcune superstizioni e credenze popolari che hanno origini antiche.

Fin dai tempi più remoto, infatti, particolari fenomeni naturali venivano interpretati come simbolo dio morte imminente.

Molti sono i segni, secondo le credenze popolari, che preannunciano la morte: un cane che ulula senza motivo apparente, soprattutto davanti alla porta o ai piedi del letto del padrone; il canto del cuculo; la presenza di un avvoltoio < che secondo Plinio sente la morte con tre giorni di anticipo >, delle uova di gallina con doppio tuorlo, ma anche un albero o un fiore che fiorisce fuori stagione.

E, a proposito di fiori, non si devono mai portare in ospedale dei fiori bianchi o rossi, che sono simbolo di morte. Un evento piuttosto pericoloso era quello di dormire nello stesso letto o addirittura sotto lo stesso tetto di un morto. Per i greci bisognava evitare di vedere la propria immagine riflessa in uno specchio d’ acqua; in questo modo l’ anima potrebbe uscire dal corpo con il rischio di perderla, sopratutto gli ammalati non devono guardarsi allo specchio, che va coperto, né farsi fare un ritratto o una fotografia.

Per tenere la morte lontana, si deve tenere la casa con le porte e finestre ben serrate. Una donna rimarrà vedova se le crescono i capelli bianchi in basso, al centro della fronte. Viceversa, se ad un uomo crescono i capelli fino sulla fronte o sulle tempie vivrà fino a un’età ragguardevole.

E quando sputano i primi capelli bianchi, è inutile strapparli, perché per ogni capello tolto ne cresceranno dieci. Per prolungare la vita ai moribondi, molti indigeni solevano chiudere loro il naso e la bocca, in modo che l’ anima non potesse sfuggire.

Papa Ratzinger e la rinuncia al Ministero Petrino – I motivi, nel ricordo di Achille Colombo Clerici

               Tratto dal libro GIOVANISSIMA E IMMENSA per i tipi di Giampiero Casagrande Lugano, seconda edizione 2021

L’ 11 febbraio 2013 a Milano nevica a larghe falde e le vie sono suggestivamente coperte da una coltre bianca. Alle ore 11 del mattino, in via Meravigli, di fronte al palazzo situato al numero 3, è ferma una scura auto di Stato, ma nessuno ne scende. Passano i minuti, i tram si bloccano, fermati dalle auto di servizio.

Al primo piano, nel salone dell’ Assoedilizia, c’è in attesa tutto lo Stato maggiore della proprietà immobiliare lombarda e nazionale. I minuti si fanno grevi, ma nulla si muove. Mentre in piedi nell’atrio comincio a chiedermi per quale grave motivo il Primo ministro Mario Monti si trattenga così a lungo in vettura, probabilmente impegnato in qualche conversazione telefonica, vengo informato dai miei collaboratori in modo concitato che le agenzie giornalistiche stanno battendo la notizia della “ rinuncia ” ( termine tecnico più proprio; non dimissionicome si dice impropriamente ) di Papa Benedetto XVI al Soglio pontificio.

La mente corre subito a quel lontano 11 febbraio 1929 e alla definizione dei rapporti tra Stato e Chiesa, conclusa con i Patti Lateranensi firmati da Benito Mussolini per il Regno d’ Italia e dal cardinale Pietro Gasparri per la Santa Sede. La pietas di qualche anima religiosa ricorda che a questo giorno di febbraio del 1858 risale la prima apparizione della Vergine a Lourdes. Lo rievochiamo parlando con Ignazio e Maria Vittoria Bonomi, sotto la cupola del salotto neoclassico della loro abitazione a Bergamo, mentre, con Uberto e Laura Perego di Cremnago e con Giovanna, sorseggiamo un rosolio della casa.

È questa dell’ 11 febbraio una data simbolica, volutamente ricercata, o è semplicemente fatidica e ricorre per puro caso?

In effetti, la declaratio del papa interviene durante la seduta del Concistoro del giorno prima, ma viene comunicata nella mattinata successiva: « . . . nel mondo di oggi – spiega il Pontefice – soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’ animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’ amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’ eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio ».

Questo è l’ ultimo atto di una sofferenza di Benedetto XVI, che dura da lungo tempo, nell’ arco di un pontificato all’ insegna del preciso mandato di fare pulizia nella Chiesa – come dirà Papa Bergoglio – che ha visto l’ emergere di una serie di scandali per pedofilia ed episodi a prima vista sconcertanti e impietosi, come quello occorso durante la visita in Germania il 22 settembre 2011, quando al Pontefice, che segue intimidito e quasi intimorito il presidente federale di Germania Christian Wulff, alcuni vescovi e cardinali schierati in parata sembrano rifiutare di stringere la mano. C’ è un filmato della televisione polacca – in Italia la notizia ha avuto scarsa eco e la Chiesa stessa ha smentito qualsiasi ipotesi di dissenso – che ritrae una scena che può dar adito a diverse interpretazioni, con riferimento al rapporto dell’ allora Pontefice con alcuni esponenti del clero. Se la sostanza di quanto ripreso fosse quella di una presa di distanza, ci sarebbe da chiedersi quanto tale situazione fosse espressione di risentimenti personali e quanto derivasse invece dall’ interpretazione di un sentiment popolare? Forse al tedesco Papa Ratzinger viene imputato di parteggiare per una Chiesa più italiana che europea, o meglio per una Unione più cristiana, cioè più vicina alla Chiesa di Roma, soprattutto alla luce delle sue storiche battaglie sulle radici giudaico-cristiane dell’Europa, forse erroneamente lette come una posizione in qualche modo antieuropeista? Certo è che il progetto di Europa, nella concezione francese di Giscard d’ Estaing, alla fine prevalente, era stato un progetto laico, in cui la Chiesa Cattolica ha poco spazio. E d’altronde ben si comprende come l’ ex cardinale Ratzinger  ispiratore e firmatario di quella dichiarazione, in data 26 novembre 1983, della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede attraverso la quale, con l’approvazione del Papa Giovanni Paolo II, la Chiesa ribadiva la propria condanna alla Massoneria  potesse in qualche modo non esser pienamente apprezzato da un certo mondo europeista.

Sull’ altro fronte, quello dei rapporti con il mondo islamico, molti ricordano il discorso tenuto da Papa Ratzinger il 12 settembre 2006 durante una lectio magistralis dal titolo “ Fede, ragione e università – Ricordi e riflessioni ” presso l’Università di Regensburg in Baviera. Quel discorso aveva causato violente reazioni in tutto il mondo musulmano, soprattutto a causa di una citazione dell ’imperatore bizantino Manuele Secondo Paleologo, tratta da un suo scritto sulla guerra santa, redatto probabilmente tra il 1394 e il 1402: « Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere, per mezzo della spada, la fede che egli predicava ».

Molti ricordano anche quanto Papa Benedetto XVI fosse allineato all’ insegnamento del Concilio Vaticano II che nel 1965 era approdato ad una svolta storica dei rapporti tra Chiesa cattolica e mondo ebraico, sancendo, nel solco del dialogo interreligioso, la fine del bimillenario antiebraismo cristiano.

Un insegnamento di enorme forza che riconosceva, in un certo senso, nella cultura ebraica la radice sacra della identità cristiana.

Lo stesso cardinale Carlo Maria Martini aveva esortato i cristiani ad amare la cultura ebraica.

Si trattava della prefigurazione in nuce di una futura “ alleanza ” tra le due culture?

LE PRIME < LETTURE > QUATTROMILA ANNI FA

Info: rikferrari@libero.it

Quando si cominciò a leggere il futuro nelle stelle? Molto ma molto tempo fa.

Si racconta che quattromila anni or sono si teneva conto degli spostamenti di Venere per trarre auspici.

Sono infiniti gli aneddoti e le frasi celebri legati al fascino dell’ oroscopo < hora e skopein: osservare l’ ora della nascita >.

Eccone alcuni. Tra le 4000 tavole di re Assurbanipal ( 668626 a.C. ) si legge: << Se al 14di Sivan ( maggio-giugno ) la luna è offuscata e tira vento dall’ Est, regneranno le ostilità >>. Non meno attento agli astri Cesare Angusto, che era così orgoglioso del suo segno zodiacale, il Capricorno, da coniare in suo onore medaglie e monete.

Da un imperatore all’ altro, Federico II, nato a Jesi, ( 1194 ), fu avvertito da un oroscopo del pericolo mortale che egli avrebbe incontrato nella < Città fiorita > e da allora si guardò bene dal sostare dentro le mura di Florentia, trovando però morte per dissenteria al Castello . . . Fiorentino in Puglia. Persino Dante, strenuo difensore del libero arbitrio, riconosce qualche potere alle stelle.

Non così Shakespeare che fa dire a Cassio: < Gli uomini sono padroni dei loro destini, la colpa, caro Bruto, non è delle stelle ma in noi stessi, se siamo degli schiavi . ..>

MADRE TERRA, QUANTI SONO I ‘GRETINI’

Il 2023 sarà certamente ricordato come l’annus horribilus per eccellenza, per verdi, ecologisti, ambientalisti, traghettatori della transizione ecologica e gretini di ogni latitudine e longitudine.

Di: Gianni Toffali, Dossobuono Verona

E’ dagli scioperi, o meglio delle berne scolastiche di Greta Thumberg che gli adoratori di Madre Terra (Gaia per i più intimi) rigurgitano sull’ opinione pubblica notizie catastrofiche che ” vorrebbero ” il pianeta Terra in forte competizione con la stella Sole. Peccato che l’ ossessivo mantra del surriscaldamento globale sia stato brutalmente interrotto dagli Usa. Almeno 50 morti ed oltre 200.000 persone senza corrente né riscaldamento e città devastate dal gelo come ” zone di guerra “.

Questi i numeri della tempesta del secolo, lo ‘ snowmaggedon ‘ che si è abbattuta nei giorni di Natale su tutti gli Stati Uniti, dai Grandi Laghi al confine con il Canada fino all’ estremità sud del Rio Grande, alla frontiera tra Texas e Messico. Smentita sul piano “ scientifico meteorologico “, appare lapalissiano che la cosiddetta cultura ecologista, occulti ben altri inconfessati propositi e progetti.

Le argomentazioni apocalittiche in merito alla bomba demografica, alla scomparsa delle specie, alla distruzione delle foreste, alle conseguenze catastrofiche del riscaldamento globale, alla scarsità delle risorse ecc. si sono rivelate nella quasi totalità dei casi parziali, esagerate e il più delle volte, false. In diversi casi si tratta di vere e proprie montature propagandistiche utilizzate per accrescere potere politico, influenza, notorietà, privilegi e proventi economici.

L’ ideologia verde, parente stretta del neomalthusianesimo, occulta e sottende intenti nichilisti contrari alla vita, e alla famiglia tradizionale. Ora che gli ” omini verdi ” che additano l’ uomo come “ cancro del pianeta ” e responsabile del suo falò, sono stati traditi e smentiti dalla loro stessa Madre, che faranno? Scartata l’ inaffidabile ex profetessa Greta, supplicheranno Mamma Gaia per stimolare l’ eruzione di plurimi seni vulcanici, o faranno novene a Zeus affinché scagli fulmini incandescenti e saette arroventate?

POESIA DI NATALE 2022

AVV. MAURIZIO ALIVERTI

Editorialista per un lungo periodo per i lettori del mensile ” Il Simpatizzante “, oggi venerdì 23 Dicembre,

Ha inoltrato questa bellissima poesia per i giorni del Santo Natale e, ho dato la priorità’ perché ognuno di Voi possa leggerla o anche donarla

Riccardo Ferrari, Direttore della Comunicazione

Natale 2022
 
Lev Tolstòj fu assai sagace:
dopo “ guerra ” disse “ pace ”
alternanza naturale
dell’ evento più immorale.
Anche dopo la tempesta
c’ è la quiete della festa
ma oggidì questa lezione
non fa parte del copione.
 
* * *
 
Nell’ italica contrada
si combatte a cappa e spada
e se a destra s’ode Giorgia
a sinistra è quasi un’ orgia:
alleanze, tradimenti,
un mutar di sentimenti,
in Regione Lombardia
roba da antropofagia;
Majorino, la Moratti
e nei pressi, quatti quatti,
terzo polo con Calenda
e i compagni di merenda.
 
Conte vuole andar lontano,
mette tutti sul divano
con un reddito ad oltranza:
quello di cittadinanza;
 
lo inventò quel bibitaio
che di nome fa Di Maio;
e poiché fu silurato
ed è ancor disoccupato
gli han trovato in un momento
il suo bel collocamento
con la clausola “ esentasse ”
( purché qui non ritornasse! )
 
* * *
 
Tra Mentone e Ventimiglia
non si balla la quadriglia;
i rapporti sono tesi
e s’incazzano i francesi
che non aman la suburra
dei migranti in Costa Azzurra.
C’è Macron con la sua sposa,
lei di Giorgia è assai gelosa
per il fatto dell’età;
ed è sempre in ansietà
nel timor che Emmanuel
con lei fugga sul più bel.
In effetti, dopotutto,
si assomigliano… di brutto.
 
* * *
 
Il capitolo giustizia
come sempre fa notizia.
Ha giurato e fa il suo esordio
l’ ex piemme Carlo Nordio
che ha annunciato l’adozione
di una tal rivoluzione
che Copernico, al confronto,
può sembrare un mezzo tonto.
Ha mandato gli ispettori
a calmare un po’ i bollori
del Matteo, cui quelle lenze
dei piemme di Firenze
han giocato un brutto tir
trasmettendo al Copasir
un dossier assai delicato
che da tempo era cassato.
 
Lì poi c’ è un procuratore
che molesta in ascensore
e per questo perderà
mesi due di anzianità.
È un verdetto da impunito
l’ hanno pur ringiovanito
e avrà dunque più vigore 
per il prossimo ascensore.
 
* * *
 
L’ Ocse dice ai magistrati:
“ con voi siamo un po’ incazzati,
basta con le assoluzioni
nelle super corruzioni.
Il processo troppo giusto
ha un amaro retrogusto
e fa fare alla Procura
una ben magra figura.
Ogni tanto, almeno a spanne,
fanno bene le condanne ”.
 
Ora è nato un gran bordell
dalle parti di Bruxelles
e non sono cavolini
ma son storie di quattrini
con accordi sottostanti
senza tetto sui contanti.
Storie di ex sindacalisti
che facevano i lobbisti
ma, diciamo, grazie ai quali
siam rientrati nei mondiali
di Leo Messi e di Neymar;
noi però senza giocar.
 
* * *
 
C’ è una squadra con blasone
il cui celebre padrone
con lo scopo di evitare
uno stop domiciliare
ha mollato il CDA
fino a quando non si sa.
Ora la campagna acquisti
ha ad oggetto i penalisti
ma di quelli combattenti
col coltello in mezzo ai denti.
Qui ci vuole un Maradona
che in diritto non perdona
che non sceglie il rito breve
e non pensi al falso nueve
perché il falso già c’ è stato:
è il bilancio che han truccato.
 
* * *
 
Si sostiene che i parenti
sono spesso dei serpenti
ma gli affini, a quanto pare,
posson anche rovinare.
Così accade a Soumahoro
che ai migranti dà lavoro
ma la paga quotidiana
va alla suocera sovrana
che chiamavan Lady Gucci
perché grazie ai suoi mezzucci
acquistava, e non usati,
solo abiti firmati.
Per amor della coerenza
io presumo l’innocenza
Ma c’avrei più simpatia
se acquistasse in merceria.
 
* * *
 
Il Natale è già alle porte
si esauriscono le scorte.
Al Barbuto con la renna
chiederò solo una strenna:
chiederò se mi riduce
la bolletta della luce.
 
E per tutti gli avvocati 
una pioggia di mandati.
 
 
Di: Jacopo Pensa
 


SPECIALE NATALE: UN MINUTO PER GLI ALTRI Redazione

NONNI: chi li ha con sé durante le feste ha un solo dovere: coccolarli anche più del solito. Sopportate, dunque, le loro piccole manie, le idee fisse e orientateli, piuttosto, sul racconto di una serie di “ amarcord ” che si rivelerà inarrestabile. Ai bambini farà bene scoprire come si viveva a Natale tanti, tanti anni fa.

OSPITI Se avete un cuore gentile, perché non date libero sfogo, soprattutto in questo periodo dell’ anno, alle vostre inclinazioni filantrope? Chi poi ha il problema per il cenone, di aggirare

l’ handicap del “ tredicesimo a tavola ”, programmi uno-due-coperti in più, assolutamente inusuali. Potrebbe invitare, per esempio, la conoscente o la collega d’ ufficio appena piantata dal suo compagno. Apprezzerà l’ invito e . . .  da cosa nasce cosa. Oppure convochi a mensa il signore del quarto piano che quest’ anno è solo o che non avrebbe nemmeno voglia di recarsi al ristorante sotto casa per sentirsi un pò più in compagnia.

PARENTI ANTIPATICI: proprio per le feste hanno il dono ( si fa per dire ) di “rifarsi vivi ”. Le strategie più giuste per affrontare la situazione sono due: cercate di concentrarli tutti nella stessa cena e . . . togliersi il pensiero. Oppure filarsela. Un elegante èscamotage può essere quello di incidere sulla segreteria telefonica il seguente messaggio: “ Giuseppe e Maria Rossi sono partiti per una settimana di sci . . . ( Indicare la località più << in >> del momento ). Ricambiamo di cuore, ai cari parenti che telefonano, gli auguri, e danno loro appuntamento per un saluto telefonico immediatamente dopo le feste . . . “

TREDICESIMA C’ è chi la riceve intera, chi la conserva, chi la sperpera tutta: il galateo vorrebbe che la si spendesse, senza alcuna ostentazione. Un consiglio: quest’ anno non investitela in BOT ma conservatela per le utenze

REGALI Giusto. In tema di regali, la raccomandazione più ovvia è di non dimenticare nessuno, proprio nessuno, e di adeguarli alle aspettative del destinatario, ma senza indulgere a pericolose megalomanie. I regali natalizi si dividono in varie categorie: il regalo d’ affetto, quello di convenienza ( Per il quale non è assolutamente ammesso riciclare i propri doni graditi ), quello “ per grazia ricevuta “, e altri ancora. Esiste poi, purtroppo, la tradizionale suddivisione fra regali fra situazioni sentimentali regolari ( la borsetta, la cravatta, il frullatore, l’ inutile libro d’ arte, il gilet . . . ) e regali per situazioni sentimentali – come dire? – extra (la collana milionaria, la pelliccia super, il diamante fine-del mondo e così via). Sarebbe molto carini che quest’ anno, se non altro per una “verifica” dei sentimenti, i mariti con tendenza all’ evasione sentimentale invertissero le parti. Un consiglio sottovoce a chi fa regali “ importanti ” . . .  fuori del seminato: evitare di servirsi, per il pagamento della carta di credito. Sugli incidenti che possono derivare da questa “ distrazione ”, basta vedere cosa accade nel film “ Heartburn

PRESEPE Non hanno nulla a che fare con le solite figure: qui san Giuseppe è un pacioso vecchietto e Maria ha i pomelli rosati; il bue sembra uscito da un carosello e i pastori hanno una faccia, che da sola, rallegra. E poi, tutt’ intorno, un tripudio di fiori, di bacche, di foglie. Qua e là una stella che sembra un bouquet o un pineto mignon. Insomma, quest’ anno, per Natale, come avrete capito, abbiamo scelto un un presepe diverso, da appendere al muro. E’ povero, perché è fatto di pane, ma ha tutto il profumo del lavoro dell’ uomo. Stara bene dovunque e ai bambini piacerà soprattutto. Gesù, per quell’ aria che ha da vero neonato.

PANETTONE Dulcis in fundo ”, penserà qualcuno. In realtà c’ è mancato . . . il coraggio di chiedere uno Speciale Natale senza parlare di “ lui ”, vecchio protagonista del grande cenone. E abbiamo cercato di vedere che cosa, nel tempo, è cambiato. Che ne pensa la gente, cosa dice di lui; se lo mangia, o lo assaggia soltanto; se l’ uvetta e i canditi son passati di moda. Perché un po’ stupisce che continui a piacere, e un po’ lo si apprezza perché si rinnova. E’ questo il PANETTONE. Abbiamo scoperto una cosa interessante: che al natale, in fondo, crediamo un po’ tutti; qualcuno bofonchia, qualcun altro è ribelle, ma a fare dell’ altro ci si pensa solo domani. A considerarlo come simbolo irrinunciabile del Natale sono oramai soltanto i nonni ( gli unici a credere nelle tradizioni che non muoiono ) e i bambini, per i quali ogni occasione è buona pur di vedere comparire in tavola un dolce ( anche se, oramai ne mangiano ogni giorno, a colazione, a merenda, e anche di più succulenti ). Gli adulti, invece, lo acquistano e lo consumano, per Natale, con un misto di compiacenza e di scaramanzia: perché si fa così da sempre, e, in fondo, rimane pure un piacere. Ma rifiutano categoricamente ( e già da tempo ) di mangiarne a digiuno, il giorno di San Biagio, notoriamente protettore di “ Voce, gola e naso ”. Questo non è più solo un giorno di festa, ma un intero periodo, che può durare anche 20/25 giorni. Tutto dipende dallo status sociale di ciascuno: chi ha minori disponibilità economiche contrae il tutto in una serie di pranzi e cene; chi può, prende tempo per vacanze e spostamenti. Di fronte a questo tipo di ricchezza natalizia, il panettone è rimasto un prodotto povero, che sembra, adesso, privo di appeal gustativo.

E il suo ruolo si è ridotto all’ essenziale? “ La gente, cosi, invece di mangiarne, come una volta, allegre e sostanziose “ fettone ”, oggi lo assaggia soltanto. E lui compare in tavola, quasi sempre tagliato ancora dal capofamiglia, come simbolo più che come cibo. Negli anni ’30 si vendevano d’ abitudine panettoni da tre o cinque chili e non solo perché le famiglie, allora, erano più numerose.

Una volta per gli immigrati che arrivavano a Milano, il panettone era uno status symbol ”. “ Metterlo in tavola significava essersi integrati in tutto e per tutto con la città. Oggi ognuno tanta, invece, di recuperare le proprie origini, le proprie matrici culturali anche in campo alimentare e per sentirsi milanese non punta certamente più sul panettone ”.

NATALE: UNA FESTA ASTROLOGICA

Bello il Natale, festa cristiana straordinaria in cui, ogni 25 dicembre, si celebra la nascita di Gesù. Sembra però, secondo una documentata e rigorosa ricerca storica, che Gesù non sia nato il 25 dicembre dell’ anno 0 ma il 22 agosto del 7 a.C.

   Potrebbe sembrare una profanazione, ma chi la considerasse tale dimenticherebbe che, mentre la fede opera con i simboli del sacro, è compito della storia ricostruire il contesto profano, i fatti e gli accadimenti che avvennero in quella remota epoca. I dati sono stati ricavati non dai Vangeli ma anche dalle cronache del tempo. Basta mettere a confronto il Vangelo di Luca con quello di Matteo circa il famoso censimento.

L’ ipotesi di Joan Addey, per la quale Gesù non poteva essere nato dopo la morte di Erode, è stata convalidata dal ritrovamento, avvenuto nel 1947, dai rotoli del Mar Morto.      

Dai frammenti di questo reperto archeologico di incomparabile importanza sono emerse preziosissime informazioni che, tra l’ altro, si riferiscono agli Esseni, al ruolo che l’Astrologia ebbe in questa setta e, cosa ancora più straordinaria, alla struttura del tema natale di Gesù Cristo.

Non è senza emozione e con grande umiltà che gli studiosi si sono avvicinati al tema natale di Cristo, trovando nella sua esplicazione dei valori complessivi e integrativi: l’ universale, il particolare, il mistico, il pragmatico, il trascendente e il contingente, la sublimazione e il servizio.

Certo, forse siamo ancora in pochi a conoscere che il Natale soprattutto una festa Astrologica perché, come festa che festeggia la nascita di Gesù, essa fu proclamata dalla Chiesa prima del IV secolo d.C. In effetti il 25 dicembre segna l’ ingresso del Sole nel segno del Capricorno, periodo in cui la Luce ha vittoria sulle tenebre, e Gesù nacque al mondo per essere portatore di Luce: sicuramente l’ adattamento non fu mai cosi pertinente.

     Non bisogna però nemmeno dimenticare che fu anche una contromisura ai Saturnali. Queste erano feste che ricordavano la luce che rinasceva proprio in quel periodo dell’ anno. Tali feste, ancora molto in auge a Roma, erano caratterizzate da sfrenate orge dove, per festeggiare l’ ingresso del Sole nel Capricorno, la gente si riversava nelle piazze e nelle strade facendole diventare teatri di abbondanti libagioni, di danze e vari amplessi fuori dall’ ambito della famiglia. Nell’ occasione di queste feste venivano distribuiti i

famosi “fescennini ”, paragonabili ai nostri porno-fumetti, che esprimevano con immagini esplicite varie forme di accoppiamento.

   Sia gli uomini che alle donne era concessa la più ampia libertà sessuale, di solito appannaggio di un rango sociale elevato. Sembra che l’ attaccamento a queste feste fosse talmente forte che non bastò. Per farle cessare, nemmeno l’ editto di Costantino che legalizzava la religione Cristiana. Fu cosi necessario intervenire di nuovo e, poiché nel frattempo la Chiesa era diventata un potere politico, i Saturnali venero proibiti e venne inserita, al loro posto, la festa della nascita di Gesù: il Natale. Non c’ è da meravigliarsi: il potere religioso ha sempre prevaricato e controllato ogni situazione esclusiva in suo favore e poi, ricordiamo che il Vaticano si chiama così perché in tale luogo si praticavano, dalla più lontana antichità, i vaticini. Praticamente tutti i templi delle antiche divinità “ in illo tempore  ” furono trasformati in chiese cristiane e, infatti, non di rado in parecchie di essere si scorgono ancora oggi antiche immagini pagane.

   Una testimonianza importante la troviamo a Roma nella Basilica di San Clemente. Questa Chiesa presenta prove lapalissiane di essere stata edificata su di un tempio risalente ai primi secoli dell’ impero dedicato al “Sol Invictus ”, il dio solare Mitra detto “Luce del mondo ”, i vari templi del quale vennero offuscati soltanto all’ inizio del IV secolo con il trionfo del Cristianesimo. La basilica fu edificata due volte, dopo un sonno secolare durante il quale si era perduta la memoria delle antiche struttura sotterranee. Solo nel 1857, su iniziativa del Priore di San Clemente, padre Joseph Mulloooly, furono avviati i lavori di scavo sotto il tempio attuale e, in quell’ occasione, furono scoperti non soltanto la basilica ordinaria del IV secolo ma anche, a un livello inferiore, gli splendidi resti del Mitreo, risalenti al II secolo della nostra era.

Successivamente, in occasione di altri scavi eseguiti per la ricostruzione di un canale di scolo tra San Clemente e il Colosseo, questi rivelarono che al di sotto del terzo strato, ce ne era addirittura un altro, cui appartenevano costruzioni distrutte nell’ incendio di Nerone del 64 d. C.

   E’ proprio su una parte di questo quarto strato che, nel IV secolo, fu edificata la prima Chiesa dedicata a papa Clemente, un edificio rettangolare composto dalla navata centrale e da navate laterali proprio come oggi le vediamo.

Fino al 395, anno in cui la religione di Mitra fu dichiarata illegale, l’ antico culto del dio della fertilità, veniva esercitato nella vicina “Insula ” in mattoni. Dopo tale data il terreno fu acquistato dal Clero di San Clemente che aggiunse alla Chiesa rettangolare l’ abside, proiettandola al di sopra del vestibolo di Mitreo, mentre il resto dell’ 0pera fu interrato. In questo stato la Basilica giunse fino all’ inizio del XII secolo, quando si scopri che era pericolante e doveva essere abbandonata. Ma il titolare di San Clemente, il cardinale Anastasio, non volle arrendersi e fece riempire di pietrame la Chiesa del IV secolo, fino alla sommità delle colonne che delimitavano le tre navate e su queste fondamenta fu eretta una nuova Basilica, simile alla prima anche se più piccola: è la Basilica come appare oggi.

   Se dalla Basilica si scende nelle profondità sotterranee del Mitreo, la suggestione del luogo è intatta. Il primo lieve rumore che cattura l’ attenzione è quello di un remoto scrocio di acque; seguendo quel rumore si giunge ad una sala spoglia, umida e semibuia  e si ha la netta sensazione di essere fuori dal tempo: è uno spazio che ha conservato inalterata la sua sacralità e, in esso, si avverte un particolare campo energetico, quello di Madre Terra.

Simili sensazioni si possono provare anche per Chartres, Amiens, Reims e tutte le cattedrali della Francia Nord-Occidentali, ma anche in qualsiasi altra località del mondo dove gli antichi templi ci parlano di ancestrali e misteriosi riti.

Riccardo Ferrari – Direttore della Comunicazione