Calendario . . . Romano

Il calendario romano originario era lunare e mantenne sostanzialmente

la sua struttura dall’ epoca di Numa fino a Giulio Cesare.

Esso si componeva di 355 giorni, ripartiti in12 mesi secondo la sequenza

 

MESI GIORNI

Martius 31

Aprilis 29

Maius 31

Iunius 29

Quintilis 31

Sexstili 29

September 29

October 31

Novembre 29

December 29

Januarius 29

Februarius 28

Ogni due anni, negli anni pari, venivano intercalati da 22 a 23 giorni, posti sotto il nome di mese Mercedonius,

“ compensatorio ”. L’ intercalazione aveva luogo il 23 febbraio, subito dopo le feste Terminalia.

Quanto ai rimanenti 5 giorni di febbraio, venivano aggiunti alla fine di Mercedonius.

Il mese iniziava con la prima apparizione della Luna, che avviene il più sovente due giorni dopo il novilunio.

L’ osservazione della falce lunare era compito delpontifex, che dava l’ annuncio, al rex sacro rum, il quale chiamava a raccolta il popolo per proclamare ( kalare ) l’ inizio del mese, le Kalendae appunto.

Le Idi contrassegnavano la metà del mese, intorno al plenilunio, e cadevano il giorno 15 nei mesi lunghi, il 13 nei mesi brevi.

Le Nonae cadevano il 7 nei mesi lunghi e il 5 nei mesi brevi ed erano così dette perché cadevano il nono giorno prima delle Idi.

Nelle Nonaesi proclamavano le feste del mese.

Ognuno di questi giorni aveva nel calendario una sola sigla: K o KAL, le Kalendae, ad esempio: K.IAN= Kalendae januariae, non le Nonae, EID le Idi. Da questi giorni fissi, procedendo a ritroso, si contavano i giorni del mese.

Nel conteggio erano sempre compresi sia i giorni di partenza, sia i giorni da designare.

Vi sono poi altre sigle che stanno ad indicare la qualità di alcuni giorni: F-Fastus, i giorni in cui era lecito amministrare la giustizia. Erano come i giorni feriali. N-Nefastus, i giorni in cui non si amministrava la giustizia. Erano come i giorni festivi.

NP-Nefastus purus, indicava le feste pubbliche, tranne il Regifugiuim e i Lemuria. Era pertanto prescritta l’ astensione dal lavoro. C-Comitialis, giorni fausti per tenere comizi e assemblee.

EN-Endotercisus, indicava sette giorni atti al culto, divisi in tre parti, il mattino, la sera e lintervallo, durante il quale nulla poteva essere svolto.

All’ interno del mese vigeva una sottodivisione indipendente dalla natura: le Nundinae di otto giorni, note anche agli Etruschi, che venivano indicate nel calendario con le lettere dall‘ A all’ H. Sette giorni erano dedicati al lavoro, l’ ottavo al mercato.

Questo era il giorno nundinale, che rappresentava anche per il contadino il giorno festivo.

Nel 321 d.C. Costantino sanzionerà la settimana di origine ebraica, modellata sui sette pianeti visibili.

Per regolare l’ anno con il corso del Sole, i Romani avevano un ciclo quadriennale che comprendeva una serie di anni della lunghezza di: 355 + 378 + 355 + 377 = 1.465 giorni, cioè, in media 366 giorni e un quarto, un giorno in più dell’ anno solare.

Di conseguenza, il calendario tendeva ad avanzare rispetto alle stagioni.

Con la riforma di Cesare del 45 a. C., nacque l’ anno giuliano connesso esclusivamente al Sole. Le Kalendae non ebbero più alcun rapporto con la Luna e i pontefici furono privati della loro autorità sul calendario.

Nell’ anno 708 della fodazione di Roma, su richiesta di Giulio Cesare, l’ astronomo Sosigene di Alessandria ( 1 ) si impegnò a stabilire un calendario che permettesse di celebrare le feste nei giorni in cui esse cadevano effettivamente; infatti dalla creazione di Roma, i calendari di Romolo e successivamente quelli di Numa, erano avanti sul corso effettivo del Sole e per questa ragione Cesare decise di procedere ad una riforma completa del calendario. Tale riforma era divenuta necessaria poichè nell’ anno 708 questo avanzamento consisteva in 80 giorni.

La festa di Cesare ( Solstizio d’ inverno ) veniva celebrata all’ inizio della primavera; quella di Bacco ( Passaggio in linea approssimativa del Sole, della Terra e della Luna sul punto dell’ equatore, in pratica la nostra Pasqua attuale ) avveniva in estate.

Per mettere le cose a posto, l’ anno 708 fu allungato a 445 e lo si chiamò “ L’ anno della confusione “ e il I° di Gennaio dell’ anno 709 di Roma divenne il I° Gennaio dell’ anno Giuliano.

Il calendario Giuliano era un calendario solare basato su 365 giorni e 1/2. Per incoraggiare questo 1/2, tre anni sarebbero stati di 365 giorni e un anno di 366 giorni, cioè ogni 4 anni un anno sarebbe stato bisestile.

Questo calendario, più preciso dei precedenti, conteneva tuttavia degli errori. Infatti l’ anno solare tropicaleIntervallo di tempo compreso tra due passaggi del Sole sull’ equinozio di primavera ) non era esattamente di 365 giorni e 1/2, ma di 365 giorni 5 ore 48 minuti 46 secondi, cioè di 365 giorni e 2422 in decimali. Cosi come era stato ideato, il calendario Giuliano avanzava rispetto al corso del Sole di 0,0078 per anno, ovvero di 11 minuti, 13 secondi e 52 terzi.

Prima di proseguire in questo studio, è indispensabile ricordare che le feste pagane corrispondono ai solstizi e agli equinozi e che tali feste si celebravano il giorno successivo. A quel tempo, il solstizio d’ Iinverno, ad esempio, cadeva il nono giorno prima delle calende ( 2 ) , cioè il 24 dicembre, e la festa aveva lugo il giorno successivo, cioè il 25 dicembre. In seguito all’ avanzamento del calendario Giuliamo sul percorso del Sole, dopo alcuni secoli si era accumulato uno scarto importante e divenne necessario un raggiustamento.

Nel  325, al  Concilio  di  Nicea, l’ anticipazione era leggermente inferiore a  3  giorni; esempio:   325  +  45  ( 3 )  =  370  X  0,0072  =  2,886, quindi si riportò l’ equinozio di primavera al 21 giugno anzichè il 24 e, a partire dall’ Equinozio, si detrerminò la Pasqua, che cade la prima domenica dopo la Luna Piena che segue l’ Equinozio di Primavera. Ma la celebrazione delle altre feste, come l’ Annunciazione, il Natale, ecc., non furono spostate, ecco perchè ancora ai nostri giorni festeggiamo il Natale con tre giorni di ritardo rispetto al Solstizio d’ Inverno.

Poichè tale epoca nessuna correzione fu apportata al calendario, l’ avanzamento sul percorso del Sole continuò e nell’ anno 1582 lo scarto raggiungeva quasi 10 giorni per l’ equinozio e 13 giorni per le feste; esempio:  1582  +  45  =  1627 0,0078  12.6906, correzione in 325 2,886, resta da correggere 9,8046.

Il Papa Gregorio XIII decise di far rientrare lo scarto di 10 giorni e con la Bolla papale datata 4 ottobre 1582 stabilì che l’ indomani non sarebbe stato il 5 ottobre, ma il 15 ottobre. Così 10 giorni furono soppressi, cosa che riportò di nuovo  l’ Equinozio di Primavera al 21 di marzo, ma le feste non furono toccate e furono sempre celebrate nei giorni in cui lo erano in precedenza.

Affinche lo scarto del calendario non potesse più prodursi, Gregorio XIII decise che l’ anno bisestile non sarebbe più stato applicato sugli anni il cui numero di centinaia non sarebbe stato divisibile per 4. Solo quindi gli anni 1600 e 2000 sarebbero stati bisestili, cioè sarebbe stato bisestile un anno su quattro. Con questa riforma, l’ avanzamento del calendario sul percorso del Sole fu ridotto ad un giorno ogni 4.000 anni, cosa che è trascurabile.

Di: Paolo PARENTI

Note: ( 1 ) Sosigene di Alessandria d’ Egitto è stato un astronomo greco antico vissuto nel I° secolo. Su di lui si hanno poco notizie, al di fuori di quanto ne dice Plinio il Vecchio nella Naturalis historia. Giulio Cesare si rivolse a liui per l’ elaborazione del calendario giulino, e che sempre a lui si deve l’ introduzione dell’ anno bisestile. Plinio attribuisce a Sosigene anche il calcolo dell’ elongazione di Mercurio dal Sole. Pare che l’ astronomo fosse molto caro a Cleopatra e che fosse stato proprio la regina d’ Egitto a presentarlo a Giulio Cesare. Durante il regno di Cleopatra, Sosigene divenne anche un consigliere della regina.

( 2 ) Le Calende, ovvero il del mese. I novediali, ovvero il giorno del mese. Le Idi, ovvero il 15° giorno del mese.

( 3 ) Il numero 45 rappresenta in questo caso i 45 anni precedenti l’ anno 1 ( L’anno 0 non è mai esistito ).

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