PENSIONI . . . . prima o dopo la dipartita ??


 Gianni Toffali – Dossobuono Verona

In questi giorni il capitolo pensioni sembra essere passato in secondo piano.

Si sente sempre più spesso parlare di morti sul lavoro e di caro bollette, due argomenti importantissimi che stanno catalizzando l’attenzione del Governo in carica e di quello che a breve prenderà le redini del Paese. Chi ha l’età prossima alla pensione si chiede se vi sarà o meno la possibilità di una riforma in corner prima che RI-subentri in toto la Riforma Fornero che aveva condannato i lavoratori a lavorare sino alla soglia del campo santo.

L’onorevole Claudio Durigon, Lega, o Walter Rizzetto, Fratelli d’Italia, che fanno parte della coalizione del centrodestra uscita vincente alle elezioni scorse, hanno dichiarato che fino a quando la squadra di Governo non sarà formata non hanno modo di esprimersi e di rilasciare dichiarazioni puntuali sul fronte pensioni. Per quanto concerne la proroga dell’opzione donna Giorgia Meloni si era lasciata sfuggire nel corso di una delle ultime interviste di essere addirittura pro opzione per tutti.

Si è detta infatti favorevole alla proroga dell’opzione donna, ma contraria a discriminazioni in campo pensionistico da qui la proposta di optare su qualcosa di analogo per gli uomini. Per la prima volta nella storia dell’umanità, una donna ha detto quel che i maschi avrebbero voluto sentirsi dire: basta con le discriminazione di genere, ma al contrario! La vita media di una donna è di ottantatré anni, mentre quella di un maschio è di settantasette anni.

Sei lunghi anni di differenza sul mistero dell’ingiustizia “divina”. L’iniquità del Creatore avrebbe dovuto far scattare la reazione degli esseri umani. La donna in particolare, che a detta della femministe, sembra la migliore tra i due sessi, avrebbe dovuto riconoscere tale singolare peculiarità.

Eppure: nulla! La Fornero, non solo non ha allungato la fuoriuscita dal mondo del lavoro le donne di sei anni, ma ha addirittura penalizzato il genere maschile obbligandolo ad uscire un anno dopo.

Quarantuno anni e dieci mesi per le donne è quarantadue anni e dieci mesi per gli uomini è un’ingiustizia di genere che grida vendetta al cospetto di Dio o ai sindacati per chi non crede. Riuscirà la Meloni a mitigare le frustrazioni dei maschietti che a forza di iniezioni televisive di femminismo e di panchine rosse hanno perso virilità, palle e senso della giustizia?