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Elezioni europee, va superato il dogma dell’unanimità per decidere su difesa, fisco e diritti

Al convegno della Statale di Milano i nodi irrisolti che chiudono l’uscita dalle crisi

di Achille Colombo Clerici

Difesa, fiscalità e diritti umani comuni e forti: al convegno dall’Università Statale di Milano lo scorso 22 marzo il messaggio ai partiti che si presentano alle elezioni europee di giugno è chiaro e forte, perché non si perda l’occasione dei prossimi anni per una svolta cruciale. A partire dalla questione della fiscalità, perché il principio“no taxation without representation”, è stato capovolto: il Parlamento non ha poteri  di natura tributaria mentre la politica fiscale europea è governata dallo slogan”taxation withit representation”, perché il potere è affidato all’esecutivo e ogni  direttiva il materia tributaria passa dal Consiglio europeo, l’espressione dei Governi dei Paesi che compongono.

Non solo: i Governi non possono deliberare che all’unanimità nel Consiglio. Le differenze fanno sì che questo sia un grande limite alla determinazione della politica fiscale europea e l’esempio più clamoroso è stata la crisi del 2008, quando la risposta Usa è stata molto più rapida che in Europa, perché è difficilissimo mettere d’accordo 27 Stati. Positiva è invece la tendenza che spinge gli Stati alla cooperazione, come è accaduto con la Direttiva Dac 8 sulle informazioni fiscali, ma anche con la restoration law per la conservazione dell’ambiente.


Non va dimenticata l’assoluta e urgente necessità di una Difesa e una Sicurezza comuni: occorre un tessuto di connessione multipolare in cui l’Europa dia un segno per fronteggiare la conservazione della pace e il rischio climatico. Possibile e concreta è invece la possibilità di creare un nuovo Codice civile europeo come quello proposto dall’Università di Pavia: uno strumento volontario che potrebbe essere adottato dai singoli Stati, come avvenuto negli Usa degli anni Cinquanta per poi allargarsi a tutta la comunità.


Da ultimo, non va sottovalutato il ruolo della Corte di Giustizia, che di fatto ha obbligato uno Stato membro ad adeguarsi alla  convenzione internazionale sulla violenza di genere, cui non aveva aderito, proprio in virtù del fatto che l’Unione europea la aveva invece sottoscritta.

Riccardo Ferrari Docente di Matematiche Celesti

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