Calendario

Il calendario più semplice ed esente da errori è quello proposto nel 1581  ©©

da Giuseppe Giusto Scaligero. Esso si basa  sulla numerazione progressiva dei giorni, i quali partono da una data preistorica, Lunedì primo gennaio 4712 a. c. , che ha il numero d’ ordine 0.

Questa ” data giuliana ” (  J. D. = Julianus dies  ), così chiamata da Scaligero in onore di suo padre Giulio, permette l’ immediato calcolo di intervalli di tempo mentre per farlo con il calendario che conosciamo è assolutamente tener presente l’ ineguale lunghezza degli anni e dei mesi.

In tale base al J. D. è anche facile ottenere il giorno della settimana: si divide il numero per sette, se il resto è zero di tratta di un lunedì, se è uno di un martedì e cosi via.

Per fare un esempio, il gennaio 1984 ha la Data giuliana 2.445.701: si tratta di una domenica perchè il resto della divisione è 6. il J. D. è riportato nelle effemeridi astronomiche e può essere utile agli astrologi che  si dilettano di Temi Natale di personaggi del passato. Nel consultarle è tuttavia necessario tenere presente una cosa: gli storici passano dall’ anno Uno avanti Cristo all’ Uno dopo Cristo, gli astronomi inseriscono lo Zero. Per cui un evento storico accaduto il 10 a. C. lo dovranno cercare sulle effemeridi dell’ anno9  ) prima di quello in cui nacque CristoAnno zero  ).

Chiaramente questo calendario cosi diabolicamente  semplice non trova applicazione nella vita di tutti i giorni: < dov’ eri la notte del 2.444.521 = Parla !

Il nonsenso di questa situazione ci fa capire quanto sia indispensabile all’ uomo moderno o comunque “  Storico  ” poter disporre di unità di tempo più lunghe di quella del giorno. Ma quando l’ Umanità iniziò ad avere questa esigenza? Quando gli uomini cominciarono a spostarsi, a separarsi gli uni dagli altri: la dimensione temporale è strettamente correlata a quella spaziale ( due ore di macchina, un’ ora di cammino, tre ore di aereo ), se due persone non si separano mai, non dovranno mai darsi degli appuntamenti e possono vivere benissimo senza orologio. Ora, dopo il giorno, qual è l’ unità di misura temporale più immediatamente percettibile? La rivoluzione sinodica della Luna, successivamente denominata Mese.

Ricordiamo che per rivoluzione sinodica si intende il tempo (  29,53 giorni  ) tra una fase lunare e la successiva, non la durata della rivoluzionbe della Luna attorno alla terra, che  è detta Rivoluzione siderale ed è di circa due giorni più breve. Il mese sinodico era di grande importanza sopratutto tra i popoli nomadi dell’ Asia Minore ed i generale per tutti i popoli cacciatori e cavalcatori. Trattandosi di un periodo preistorico  non ci è dato sapere come venissero denominati i vari mesi o se usassero semplicemmente numerare  progressivamente le lune.

I calendari lunari soddisfecero le esgenze  di questa e della fase successiva, quella agricola: l’ agricoltore per seminare, mietere, potare, eccetrera, non ha alcun bisogno di consultare il calendario, ma è la natura stessa, con i suoi segni, che gli suggerisce il momento adatto; scopriamo i loro limiti nelle civiltà urbane e urbano-rurali con le loro tasse, i loro prestiti a interesse, i loro registri, i loro cronisti, i loro archivisti.

Fu cosi necessario trovare un multiplo del mese lunare, che rappresentasse anch’ esso un evento astronomico visibile, cioè l’ avvicendarsi alle stagioni. Per una serie di sventurate coincidenze fu a tutti chiaro che questa nuova misura, comprendente un numero fisso di mesi lunari, dovesse essere l’ Anno solare, ovvero il periodico ed esatto ritorno del Sole all’ Equinozio di Primavera.

La considerazione principale che portò a questa conclusione fu che dodici lunazioni fanno circa un anno solare.

Ed è per colpa di questo ”  circa  ” che dovettero passare alcuni millenni di tentativi più o meno riusciti di conciliare il mese con l’ anno, la Luna con il Sole, prima di capire che non hanno niente da spartirsi, e decidere finalmente di considerare soltanto il, Sole.

O forse fu un bene, perchè se è vero che l’ Astrologia è la Madre dell’ Astronomia, il Calendario ne è senz’ altro il Padre. Ricordiamo che fino al secolo scorso un buon 50% dei lavori astronomici mirava alla determinazione dell’ esatta lunghezza dell’ anno e del giorno, cosi che la sempre maggiore accurateza delle rilevazioni  fece scoprire nel corso dei millenni la natura e le irregolarità dei corpi celesti, per giustificare le quali si concepirono teorie e modelli via via sempre più esatti.

Ai giorni nostri l’ unico calendario esclusivamente lunare, che non cerchi di conciliare i mesi con l’ anno è quello maomettano. Esso si basa difatti sull’ anno lunare di dodici mesi sinodici, alternativamente di 29 e 30 giorni, per complessivi 354 giorni, il risultato è che l’ inizio dell’ anno si ha ogni anno undici giorni prima del precedente e ogni 3233 anni a ripercorrere in senso inverso tutte le stagioni <<   1   >>. Tutti gli altri popoli dell’ antichità hanno cercato in vari modi di collocare questi undici giorni mancanti.

I babilonesi ad esempio, avevano fatto una scelta di costellazioni e di stelle, due o tre per ogni mese, che dovevano fare il loro sorgere solare in un mese determinato.

Quando questo sorgere cadeva fuori posto, si rettificava, con un vero e proprio colpo di mano, il calendario, facendo seguire ad un mese, un mese intercalare di cui ripeteva il nome, con l’ aggiunta di un secondo.

In una tavoletta del XX secolo a. C. si legge: ”  Hammurrabi al suo ministro Sin-idiman, dice questo: l’ anno è fuori posto. Fai registrare il mese prosssimo col nome di ULULU II  “ e per  evitare il giubilio di contribuenti per la prospettiva di vivere un mese esentasse. Hammurrabi si affretta a precisare: “ il pagamento delle imposte a Babilonia, invece di terminare il 25 ULULU II . Altre volte era invece necessaria l’ operazione opposta, come si legge in una tavoletta più recente: ” Dilgam (   L’ Ariete   ) compie il suo sorgere solare nel mese di NISANNU.

Ogni volta che non sarà così questo mese venga  ”  omesso  “.  Straordinariamente simile al calendario babilonese ed è quello cinese.

L’ anno era diviso, a partire dal Solstizio d’ Inverno, in dodici parti uguali, mediante date di riferimento, le CIONG-KI.

Quando una lunazione trascorreva interamente tra due Ciong-ki, senza accavvalarsi, il mese non portava nome e diventava intercalare: l’ anno così comportava sempre dodici mesi denominati. Caratteristica comune di questi ed altri ” primiticicalendari luni-solari era che l’ intercalazione del mese “ straordinario ” avveniva (  in media ogni tre anni  ) non in base ad un piano stabilito a priori ma quando l’ ossevazione astronomica ne imponeva la necessità, allora, per legge, si annunciava al paese l’ avvenuta correzione.

Stupisce a questo proposito, come i caldei, che nonostante la loro collezione di osservazioni, nonostante sapessero predire le eclissi con una buona approssimazione, tramite la scoperta del ciclo del Saris  <<  3  >> non avessero intravisto qualche ciclo periodico elementare. Oppure l’ avevano trovato ma preferirono farne a meno. La possibilità di intervenire di autorità sul calendario, rappresentava un tempo, nemmeno troppo remoto  (  Vedi la riforma Gregoriana  ) uno dei più efficaci e simbolici atti d’ imperio politico-religioso.

Una istruttiva evoluzione del calendario luni-solare ci è offerta da quello greco. Esso si componeva di 12 mesi lunari, 6 di 30 giorni (  mesi pieni  ) e 6 di 29 giorni (  mesi cavi  ) per un totale di 354 giorni.

Poichè quest’ anno lunare aveva 11 giorni in meno dell’ anno solare si fecero varie correzioni per stabilire la concordanza tra l’ uno e l’ altro. Si adottò così un ciclo trieterico aggiungendo alla fine del terzo anno un mese supplementare. Cleostrato di Tenedo introdusse il ciclo ottaeterico per il quale su 8 anni, 5 avevano 12 mesi pari e 354 giorni e tre avevano 13 mesi pari a 384 giorni.

I tre mesi intercalari  si inserivano nel terzo, quinto e ottavo anno del ciclo, dopo il sesto mese di cui si ripeteva il nome, con l’ aggiunta di secondo << 4  >>.

Il ciclo più preciso fu quello escogitato dal famoso astronomo Metone (  c. 432 a.C.  ), consistente in 235 mesi lunari per complessivi 19 anni, distribuiti in 12 anni di 12 mesi e 7 anni di 13.

Il ciclo di Metone è importante oltre che per l’ esatta periodicità, anche dal punto di vista storico, essendo stato, dalla sua formulazione, adottato da molti popoli dell’ area mediterranea, e costituisce la base del calendario ebraico antico e moderno.

Gli anni ebraici possono essere comunidodici mesi lunari per un totale di 353, 354 o 355 giorni  ) o embolismicitredici mesi lunari per un totale di 383, 384 o 385 giorni  ).

Gli anni embolismici vengono inseriti, secondo il Ciclo di Metone, il , , , 11°, 14°, 17°, e 19°  <<  5  >>.

Anche i Romani presero dai Greci l’ anno luni-solari. Ma poichè essi usarono una maniera molto arbitratria le regole che presiedono all’ inserimento dei mesi intercalari, sopratutto nel periodo delle lotte civili, ai tempo di Cesare il calendario romano venne a trovarsi in condizioni disastrose (  circa 90 giorni di anticipo  ).

Va considerato una leggenda l’ anno di dieci mesi del calendario romano dei tempi di Romolo, perchè sarebbe stato veramente contraruio all’ uso comune di tutti i popoli del mondo <<  6  >>

Sotto Numa Pompilio l’ anno era di dodici mesi ed esistevano altresì le intercalazioni, le Kalendae (  primo giorno del mese  ) <<  7  >> le Nonaeil 5 dei mesi di 29 giorni, il 7 dei mesi di 31  ), le Idusil 13 dei mesi di 29 giorni ed il 15 dei mesi di 31  ).

Il mese intercalare era detto mercedonio. Base del mercedonio fu una tetraeteride formata con due anni comuni alternata con due anni intercalari, uno con mercedonio di 22 giorni, l’ altro con mercedonio di 23 giorni, intercalati dopo il giorno delle Terminalia (  23 febbraio  ). La riforma giuliana del 46 a. C. costitui una pietra miliare nella storia della cronologia: si decise finalmente di liberarsi del mese lunare come avevano fatto da tempo (  o da sempre  ) gli egiziani.

All’ inizio della loro storia, gli egiziani avevano un anno di 360 giorni, comportamente dodici mesi uguali che non erano legato alle fasi della Luna come in Caldea. Poi un anno meno grossolano venne stabilitò con l’ introduzione di cinque giorni supplementari, detti epagomeni <<  8  >>.

Quest’ anno di 365 giorni è fluttante rispetto alle stagioni, e si meritò il nome di anno vago: troppo corto di circa un quarto di giorno, anticipa di un mese ogni 120 anni, al termine di sette secoli le date fissate per compiere i lavori d’ Estate cadono nel pieno Inverno, e finalmente dopo un periodo di 1460 anni, detto Grande Anno o Petido Sothiaco, l’ accordo iniziale con la natura è ritrovato.

In questo perfetto e rigido calendario civile, lo spostamento delle stagioni dovette portare ben presto gli egiziani a rilevare il valore di 365 giorni e 6 ore: essi sono stati senza dubbio il primo popolo che l’ abbia scoperto.

Per togliere l’ inconveniente dell’ anno ” vagoTolomeo III° Evergete tentò, ma senza successo, la riforma del Calendari 239 a. C.  ), introducendo un sesto giorno epagomeno ogni quattro anni, analogo al nostro giorno bisestile, ma quel paese ultraconservatore non lo ascoltò, per cui troviamo menzione del calendario vago fino al IV° secolo d. C. <<  9  >>

Gli astronomi alessandrini si presero la rivincita nella persona di Sosigene, elaborando la riforma del calendario romano. L’ anno 708 di Roma (  46 a. C.  ) ebbe 445 giorni e fu detto l’ anno di confusione.

Cesare ristabilì la corrispondenza tra anno civile e anno solare, lasciò inalterati i mesi di Marzo, Maggio, Luglio, Ottobre (  31 giorni  ) e Febbraio ( 28 giorni  ), aggiunse due giorni ai mesi di Gennaio, Agosto e Dicembre, portandoli a 31 giorni, e un giorno ai mesi di Aprile., Giugno, Settembre e Novembre portandoli a 30 giorni.

Ogni 4 anni, tra il 23 e il 24 febbraio si intercalava un giorno, il bissexto Kalendas Martias i Romani chiamavano il 24 febbraio ”  sesto giorno davanti alle Kalendae di Marzo  ”  ), di qui il termine bisestile.

L’ inizio dell’ anno, originariamente il di marzo, fu fissato al gennaio data in cui i consoli erano soliti entrare in carica.

Attuta la riforma, Cesare si prese una ricompensa per tanto lavoro, sostituendo il suo nome  a quello del quinto mese Quintilisluglio  ). Augusto naturalmente non volle essere di meno e fece lo stesso con Sextilisagosto  ). Anche Germanico, Nerone, Domiziano, Tiberio, Faustino continuarono  con quest’ andazzo ma ebbero minore fortuna.

Il calendario giuliano rappresentò una riforma capitale, ma lasciava ancora una causa di irregolarità futura perchè Sosigene non aveva tenuto conto che l’ anno tropico è più corto di 11 minuti e 12 secondi del suo anno di 365 giorni e 6 ore.

Nel corso dei secoli, l’ inizio della primavera si spostò a poco a poco fino a determinare degli anticipi sensibili.

All’ inizio del IV secolo lo spostamento della data dell’ equinozio era già di 3 giorni, tantè che il suo problema fu sollevato dai Padri del Concilio di Nicea (  325  ) <<  10  >>.

Un altro anticipo fu riscontrato verso il 730 dal Ven. Beda, e solo nel XIII Secolo risollevarono la questione il francescano Ruggero Bacone e Giovanni da Sacrobosco, nel XIV secolo ne riparlò Giovanni di Sassonia.

Nel secolo successivo la questione fu trattata nei Concili di Costanza e di Basilea, con proposte del Cardinale Nicolò di Cusa.

Nello stesso secolo fu interpellato da Papa Sisto IV il celebre Regiomontanoil suo vero nome è: Johann Muller, di origine tedesca, morì a Roma nell’ anno 1476  )  ed in quello seguuente persino il grande Copernico, il quale declinò l’ offerta, asserendo che: ”  i moti dei pianeti non sono ancora sufficentemente chiari, per compilare un calendario definitivo  “.

Finalmente la riforma si doveva concretizzare sotto il pontificato di Gregorio XIII il qiale ne affidò l’ incarico al gesuita Cristoforo Clavio ed al domenicano Ignazio Donati, che a loro volta esaminarono una proposta fatta nel 1576 dal medico calabrese Luigi Lillo.

Fu così che la Bolla ”  Inter gravissimas  ” data a Tuscolo, il 24 febraio 1582, il papa Gregorio XIIIdal quale ha preso  nome la riforma  ) ordinò che il 5 ottobre 1582 fosse inteso per 15 ottobre.

Ma poichè questo salto valeva a correggere solo il passato, si provvide anche per il futuro. Difatti ad intervalli di 400 anni si avrebbe avuto il solito anticipo di tre giorni, per cui era necessario considerare comuni tre annni centenari su quattro.

Si stabilì dunque che fossero comuni gli anni secolari non divisibili per 400, e cioè gli anni 1700 18001900 21002200 – ecc.

Anche con questa oculatissima riforma l’ anno civile supera ancora l’ anno tropico (  aveva ragione Copernico . . . ), però la differenza è così insensibile che soltanto tra 40 secoli arriverà  formare un giorno.

E’ interessante osservare che se si fosse adottata la regola suggerita dal poeta astronomo persiano Omar Khayyam e ampliata fin dal 1079 nel calendario del suo paese, di consuderare bisestili otto anni su trentatre, avremmo un calendario più esatto.

Ci si può domandare come mai, visto che lo scarto dell’ Equinozio di Primavera era già stato osservato sin dai primi secoli dopo Cristo, impiegò tanto tempo ad essere corretto.

La risposta – maligna – è che forse ai Papi le irregolarità del calendario e degli equinozi non interessassero più di tanto, come era a loro indifferente che la Terra si muovesse o meno ( Galilei ) o che altri mondi fossero abitati (  Giordano Bruno  ).

Gregorio XIII° non fece altro che tradurre in pratica una deliberazione del Concilio di Trento ( 4 dicembre 1563 ) ovvero della Controriforma. Lo spirito che informava la Chiesa di quel periodo era pressapoco: ” . . . vediamo un pò chi è con noi e chi è contro di noi, chi ha il coraggio di disubbidirci “.

Difatti i risiltati non si fecero attendere: aderirono immediatamente gli Stati cattolicissimi ( Italia Spagna Portogallo Polonia ) e opportunisti (  Francia – “ Parigi val bene una Messa . . . ”  ), seguirono l’ anno dopo quelli cattoliciGermania Fiandra e Olanda e un pò più tardi l’ Ungheria  ).

Solo un secolo e mezzo più tardi si deguarono gli Stati protestanti e, buoni ultimi, quelli ortodossi RussiaRomaniaGrecia e Turchia  ). Per quanto, come abbiamo visto, il nostro calendario sia esclusivamente solare, la Luna vi entra ancora per quanto concerne il computo del giorno della Pasqua e delle altre festività che le sono legate: la Settuagesima, le Ceneri, l’ Ascensione, la Pentecoste, il Corpus Domini e la prima domenica dell’ avvento.

Tutte queste feste sono dette mobili perchè non legate a giorni fissi. La tradizione ci tramanda che la resurrezione di Cristo avviene la prima domenica dopo il plenilunio che seguiva l’ Equinozio di Primavera. Nel caso che il plenilunio avveniva il 21 di Marzo e che tale giorno sia un sabato, la domenica successiva sarà Pasqua (   22 marzo  ) e vine detta Pasqua bassa. Se il plenilunio avvine il giorno che precede l’ equinozio, cioè il 20 marzo, bisogna attendere il plenilunio successivo ( 18 aprile ) e se questo capita di domenica, la Pasqua verrà stabilità per la domenica seguente (  25 aprile  ), detta perciò alta <<  11  >>.

La conseguenza è che sia il giorno di Pasqua che quelli delle relative feste mobili possono variare entro certo limiti di 35 giorni. L’ ultima Pasqua bassa si ebbe nel 1818, la prossima si avrà nel 2285, l’ ultima alta si ebbe nel 1943, la prossima cadrà nel 2038.

Si è parlato e si parla di riforma del calendario e non senza validi motivi. I suoi difetti non sono pochi: mesi trimestri – semestri e anni non hanno uguale lunghezza; nomi illogici per gli ultimi quattro mesi;  mutamento di un anno all’ altro del giorno della settimana ad una medesinma data; inizio dell’ anno non coincidente con il solstizio d’ inverno; mobilità della Pasqua e delle altre feste religiose . . .

L’ inconveniente principale di tutti questi difetti consiste nel dover cambiare, ogni anno . . . il calendario.

Tuttavia passate e presenti proposte di riforma, a parte la breve esistenza del calendario repubblicano francese, (  12  ) sono cadute nel vuoto, principalmente per il motivo che una qualsiasi riforma struttura comporterebbe l’ alterazione del ciclo setttimanale, la rottura di una tradizione millenaria. Anche nella riforma gregoriana si studiò di non toccare la settimana, specificando che al giovedì 4 ottobre seguisse il venerdi 15 ottobre.

Esistono calendari diversi che ” coincidono ” con quello ufficiale, sono quelli specifici di una attività ( la scuolala caccial’ imbottogliamento del vino l’ anno finanziario di alcuni paesi, gli anni che seguono una rivoluzione ecc. ) oppure in uso presso etnie e gruppi particolari.

Vale a titolo di esempio il calendario massonico, il quale inizia il computo degli anni dal 4000 a. C.data della Creazione del Mondo  ) e dei mesi dal di marzo, per cui il 10 ottobre 1984 si scrive:  “ 10° giorno dell’ mese dell’ anno di Vera Luce 5984  “.

Questo in base alle regole stabilite nelle Costituzioni massoniche di Anderson del 1723 ma, si sa come va il mondo  . . . pochissimi anni più tardi un vescovo  – massone irlandese, dopo profondi studi, garantì che la Creazione ebbe luogo il 4004 avanti Cristo.

Di conseguenza vari massoni dell’ epoca si sentirono in dovere di adeguarsi ed ancora oggi in alcuni Paesi, come la Scozia ed appunto l’ Irlanda, il 1984 dsi scrive 5988. Per non parlare dei vari Riti e sottoordini che fano capo al corpo massonico principale, vedi il Rito scozzese Antico <<  13  >> ed Accettato, i cui menbri hanno appurato che il Mondo fu creato 3760 anni prima di Cristo, quindi per loro l’ anno 2012 diventa 5772, oppure quelli che si rifanno all’ Ordine dei Templari.

Comunque, per amore di verità, bisogna dire che i segretari di tutte le Logge massoniche del mondo, hanno la bontà, per evitare il panico tra di loro confratelli, di far immediatamente seguire alla data massonica, quella in Era Volgare . . .

Nella prima parte di questa succinta trattazione sul Calendario, abbiamo accennato al calendario agricolo ( sarebbe più corretto dire, al ciclo dell’anno agricolo)  asserendo che l’ agricoltore non fa, e non faceva, riferimento ai termini puntuali, precisi, in una parola ” civili ” del nostro calendario. Uno ” scadenziario ” temporale è sempre e logicamente funzionale allo scopo ed allo stile di vita di coloro che ne usufruiscono.

Noi urbani facciamo la dichiarazione dei redditi, paghiamo le tasse, il bollo di circolazione, il canone TV, andiamo in pensione, riprendiamo il lavoro dopo le ferie e date civili ben precise.

Ci è assolutamente infdifferente che in quel giorno piova o ci sia il solo, che le strade siano ghiacciatre o l’ asfalto sia fumante, che quel 31 dicembre presenti le caratteristiche dell’ autunno avanzato o della primavera anticipata.

Diametralmente opposte sono le considerazioni del contadino: l’ uva non va vendemmiata il cinque ottobre ma quando il frutto è maturo, quando il clima è adatto, quando l’ esperienza consiglia o sconsiglia di attendere ancora.

Un’ agenda di esperienze, non può, è ovvio, essere scritta nè codificata ma sopratutto affidatata alla tradizione orale, frammenti della quale noi cittadini ci compiacciamo talvolta di leggere, e sorriderne, nei vari almanacchi popolari: Il Pesctore di Chiaravalle, Barbanera, il Calendario di frare indovino, ecc., dove vengono riportati per lo più sotto forma di proverbi.

Detti proverbi a volte sono agganciati ad una data ” civile “, altre al mese, più spesso alla celebrazione del Santo del giorno, non potendo essere  diversamente in comunità dove l’ unica ” autorità ” era la Chiesa e l’ unico momento di aggregazione sociale la Messa.

E’ bene precisare che oggi la corrispondenza proverbio-santo è in alcuni casi perduta, avendo la Chiesa tolto dal calendario molti santi “ popolari ” ma non canonizzati o spostato la loro celebrazione dal giorno della nascita a quello della morte.

Una categoria di proverbi contadini, quelli che definiscono le caratteristiche peculiari dei mesi, potrà forse far sorridere noi cittadini, per le a volte banali, quasi lapilissiane spiegazioni che la saggezza popolare dà.

L’ unica preoccupazione che può suggerirci Marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ ombrello è quella di un’ imprevista, improbabile lavata di testa, molto improbabile, dovendo subirla nei pochi metri che ci separano dall’ automobile all’ ufficio o vivceversa.

Pensieri più gravi potrebbero stimolarci l’ Aprile, ogni goccia un barile per l’ eventualità di rovinarci qualche weekend e forse può ancora far esultare qualche sciatore il Sant’ Antonio17 gennaio  ) dalla barba bianca, se non piove la neve non manca.

Ben altro significato dovevano avere questi proverbi per gente la cui economioa e sopravvivenza dipendeva interamente dai capricci del tempo, come testimonia il triste Febbraio, corto e amaro o il rabbioso Febbraio, febbraietto, mese corto e maledetto: la campagna in questo mese era sterile, le provviste agli sgoccioli, gli animali pochi e malnutriti e poi, dramma nel dramma, era questo un periodo di lutti: San Vincenzo28 gennaio  ) l’ inverno mette i denti, Gennaio sgombera i letti, Febbraio è il boia dei vecchi, conseguenza immediata della sottoalimentazione e del freddo.

Possiamo capire come in questo mondo il detto sbarcare il lunario il calendario  ) abbia il significato reale e non simbolico che noi gli diamo.

L’ attenzione sui segni che annunciano il giro di boa si acutizza: tutto, dai fenomeni climatici Sant’ Antonio17 gennaio fa il ponte ( di ghiaccio  ) e San Paolo  (  25 gennaio  ) lo rompe, gli animali: quando canta il merlo siamo fuori dall’ inverno, quando canta il cuccù cavolfiore non si mangia più, quando canta il rospo l’ inverno è morto, diventa un mezzo per rassicurare e trascurare ostacoli.

Conosciamo tutti il noto per la Santa Candelora12 febbraio  )  se nevica o se plora de l’ inverno semo fora, ma se è sole o tira vento de l’ inverno semo dentro ma è anche il momento delle previsioni a lunga scafenza: se per la Candelora è bello molto più vino avremo che vinello o per San Sebastiano 20 gennaio  ) sali sul monte e guarda il piano: se vedi moltoerba, grano cresciuti  ) spera poco, se vedi poco spera molto.

L’ ansia per il ritorno del calore, della luce, del risveglio della natura , fa che il contadino anche moltio attento ai fenomeni astronomici, dell’ inrevitabile culminazione del sole nel sostizio d’ estate per San Barnabà ( 9 giugno ) il giorno più lungo della stà, San Zaccaria10 giugno  ), la giornata più lunga che ci sia all’ ancora generoso clima dell’  equinozio d’ autunno Settembre, la notte al dì contende fino al triste San Lucia13 dicembre  ) è il giorno più corto che ci sia per poi assistere al riallungarsi lentissimno del giorno da San Lucia a Natale cresce il giorno un piede di gallo, da Natale a Pasquetta <<  14  >> cresce un’ oretta, da Pasquetta alla Candelora ci vuole un’altra ora.

A proposito del giorno di San Lucia, patrona della luce, celebrata in tutta Europa dalla Sicilia alla Svezia, la tradizione popolare lo vuole il più corto dell’ anno. Perchè? Dal momento che come tutti sanno il giorno più corto è quello del Solstizio d’ Inverno, 21 dicembre. Due sono le spiegazioni, una fornita dagli astronomi e l’ altra dagli storici. Gli astronomi ritengono che se è pur vero che quello di San Lucia non è il giorno più corto, è però vero che questo è il giorno in cui il sole tramonta prima, conseguenza dello scarto tra il giorno solare vero ed il giorno solare medio <<  15  >>, ed essendo il tramonto più perrcettibile visibilmente dell’ alba, la tradizione ne avrebbe fatto tout court il giorno più corto.

La spiegazione degli storici è molto più semplice: questo proverbio sarebbe nato prima della Riforma Gregoriana  quando il Solstizio d’ inverno cadeva appunto verso San Lucia. Riteniamo questa seconda ipotesi più probante, anche perchè, come abbiamo visto, esistono pure i proverbi opposti, relativi al Solstizio destate, anche essi spostati di dodici giorni, come non mancano proverbi più “  aggiornati  ” che si rifanno all’ attuale giorno più corto: San Tommaso21 dicembre  ) il giorno più corto è il mio, per San Tonnaso le giornate allungano quanto il gallo alza il piede, e ci è difficile pensare a due simultanee convinzioni popolari tra di loro antagoniste.

Nel periodi più ”  gramo  ” della vita contadina abbondano, è chiaro, suggerimenti su come superarlo per il meglio. E’ ovvio il noto proverbio di gennaio e febbraio metti il tabarro, saggio il nei mesi errati con la R  ) non seder sui prati intendendo con ciò, lavora nei campi se vuoi, ma non fermarti a riposare e a mangiare, giacchè per San Luca (  18 ottobre  ) la merenda è perduta, per San Agata 5 febbraio  ) la merenda è ritrtovata.

I consigli spaziano per ogni aspetto della vita contadina, compresi gli animali, quelli buoni che si mangiano tinca in camiciamangiala d’ estate  ) e luccio in pellicciamangialo d’ inverno  ) e quelli nocivi che vanno uccisi chi ammazza la pulce marzaiola, ammazza la madre e la figliola ( della pulce  ).

Fanno da controaltare a tutti i proverbi climatici basati sul segno, sull’ oracolo, sull’ intuizione, altri che stabiliscono date e scadenze ben precise e in questo non vogliamo vedere una contraddizione ma l’ espressione di una grande saggezza.

Per questi proverbi-termine il barbato San Antonio17 gennaio  ), il frecciato (  San Sebastiano 20 gennaio  ) il mitrato ( San Biagio3 febbraio  ) il freddo è andato e di Pasqua Epifania il vento se ne va via.

Così come, avanzando la primavera, sanciranno che per San Valentino fiorisce lo spino e che la Pasqua venga alta o venga bassa vien la foglia e vien la frasca.

Ciò che differenzia il nostro atteggiamento psicologico nei confronti del clima da quello dei contadini è che noi vorremmo vivere tutto l’ anno in aria condizionata: l’ inverno non dovrebbe essere troppo freddo, se non in montagna per farci sciare, l’ estate dovrebbe essere temperata, se non al mare per nuotare, non dovrebbe piovere mai, il vento non dovrebbe mai superare la velocità della brezza, ma solo nelle ore più calde e cosi via.

Per il contadino tutto a suo tempo e rape in Avvento. Anzi, l’ inverno ” deve ” essere freddo: guardati dalla primavera di gennaio perchè il freddo di gennaio empie il granaio quindi Dio ci guardi dal fungo di gennaio e dalla polvere di aprile. Tanto più che, secondo una convinzione radicata,  se un certo clima non lo fa oggi,  nel giorno giusto, lo farà comunque domani o dopodomani, nel giorno sbagliato: chi fa Natale al Sole, fa Pasqua al fuoco e se gennaio fa il peccato, marzo è il condannato quindi tanto vale . . .

Con il progredire della bella stagione quando la campagna è più generosa, l’ attenzione per i segni della natura si fa meno attenta, è tempo di lavorare, e basta: luglio dal gran caldo, bevi e batti saldoil grano  ) e sciagurato chi dorme d’ agosto perchè dorme a suo costo.

I proverbi del periodo estivo riguardano i lavori da compiersi: per San Giovanni ( 24 giugno ) si svellan le cipolle e gli agli e per Santa Croce  ( 14 settembre ) deve esserci una pertica per noce giacchè per Santa Maddalena la noce è piena e per San Lorenzo puoi guardarci dentro; e sopratutto guai a chi vendemmia troppo presto, svina debol e tutto agresto.

Stranamente scarsi sono i proverbi indicanti la funzione delle fasi lunari nei lavori agricoli, forse perchè per il contadino è addirittura ovvio in quale fase tutti i lavori di semina, potatura, imbottigliamento, travasatura vanno eseguiti: quella calante, detta “  la luna buona  ” o ancor più semplicemente “  la luna  “.

Alcuni detti parlano della luna che brustola i buti (  gela le gemme  ) o che ”  bastona  ” il frumento, specie la notte di Natale ma qui intendiamo non la fase ma il fatto di vederla distintamente, indice di atmosfera tersa e vento, quindi il gelo.

Molti proverbi delle campagne tedesche e inglesi parlano della ” luna del raccolto ” o ” harvest moon ”  come di un favore straordinario che la natura fa all’ agricoltore consentendogli di prolungare le giornate lavorative quando più ne ha bisogno. Si tratta di quella che noi chiamiamo ”  la luna d’ autunno ”  la quale in prossimità dell’ equinozio sorge per più giorni sempre alla stessa ora, ”  regalando  ” così più luce al giorno <<  16  >>.

Nella bella stagione le abitudini degli animali non sono più riferite al clima ma alle coltivazioni, così quando canta l’ usignolo, contadino semina il fagiolo, un bel luccicaio è indice di un bel granaio e per valutare la giusta crescita del grano di marzo per un solco si deve vedere un gatto e infine, non dimentichiamoci che l’ estate è anche la stagione delle feste, degli amori, dei “  flirt  “, ai troppi timidi, ai tentennanti, si ricorda che di maggio si risolvonosi decidono  ) anche le civette.

Per ottenere un buon rraccolto: in Giappone si usa pestare il riso in mortai di pietra durante il giorno di Luna nuova e gettare un pò della polvere ottenuta per propoziare il prossimo raccolto.

Rosa di sera: quando la Luna sul far della sera si tinge di rosa, si crede che preannunci la pioggia.

Bianca è bello: l’ alone che a volte circonda la Luna piena è spesso considerato segno di maltempo. Se invece il disco è candido, è indizio di tempo buono.

 

<<  1  >> (  i nomi dei mesi sono: MuharramSafar Rabì al-awwalRabì ath-thani Gumada ulaGumada thanijaRagabSha’banRamadanShawwalDu’l ra’ dahDu’l higgah  ). La settimanaGiumaa  ) ha i seguenti giorni: yaum al ahod  (  Domenica  ), yaum al ithnaim, mana, perchè in tal giorno Maometto partì dalla Mecca per Medina  ) as sabt.,

<<  2  >> L’ anno babilonese iniziava con il plenilunio di Primavera: il mese quando gli osservatori vedevano apparire la Luna in cielo; il giorno al calare del sole. I nomi dei mesi erano : Nisannu, (  Marzo  ), Ajaru, Sivannu, Dazu, Abu, Ululu, Tasritu, Arah-samma, Kisiliwu, Dhabitu, Sabadhu, Addaru.

<<  3  >> Le eclissi si ripetono periodicamente ogni 18 anni e 11 giorni, periodo corrispondente alla rivoluzione siderea dei Nodi lunari. Perchè possa ripetersi un eclissi dello stesso tipo sono necessarie due condizioni: a ) il compimento di un numero intero di rivoluzioni lunari (  siderali  ) rispetto allo stesso nodo dell’ orbita; b ) che in quel periodo, la Luna si ritrovi nello stessa fase (  novilunio o plenilunio  ). Un ciclo di eclisse conterrà dunque un numero intero di mesi draconici ( ritorno allo stesso nodo ) e un numero intero di mesi sinodici ( ritorno alla stessa fase ).

<<  4  >> L’ anno del calendario ateniese cominciava nella seconda metà di luglio dopo il Solstizio d’ Estate. Ciascun mese era diviso in tre decadi: il giorno iniziava al tramonto. I mesi erano: Ecatombeoneluglio-agosto  ), Metagetnione agosto-settembre, etc  ), Boedromione, Pianopsione: Maimacterione, Posidone, Posideone. Il (   mese intercalare  ), Gamelione, Antesterione, Elafebolione, Munichione, Tangelione, Sciroforione.

<<  5  >> I nomi dei mesi sono: Nisan Marzo  ), Ijar, Sivan, Tammuz, Ab, Elul, Tisri, Mercheswan, Kislew, Tebet, Sebat, Adar. Negli anni emlismici, il mese intercalare o embolismico viene posto dopo Adar, che viene chiamato Veadar Ancora Adar  ).

<< 6 >> Un’ ananomalia è costituita dal calendario azteco. L’ anno era formato da 18 mesi di 20 giorni per un totale di 360 giorni a cui venivano aggiunti 5 giorni detti nemonteni. I giorni del mese erano: pioggia, fiore. I giorni venicano denominatio: 1 coccodrillo, 1 vento, ecc . Il mese successivo: 2 coccodtilo, 2 vento . . .

<<  7  >> Kalendae, da calo (  chiamo a raccolta, convoco ). Da Kalendae deriva CALENDARIO. E’ ancora in uso il Calendimaggio fiorentino che si festeggia il I° di Maggio. Poichè i Greci non avevano Kalendae ne venne l’ espressione presso i romani ”  alle calende greche  ” per indicare un giorno che non verrà mai.
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Le stagioni egiziane erano tre: dell’ innondazione, dell’ unità della terra e della raccolta. I nomi dei mesi erano: Thoth, Phaophi, Athyr, Choiak, Tybi, Mecher, Phamenoth, Pachon, Payni, Ephiphi, Mesorè.
<< 9 >>
Derivati dal calendario egiziano sono quello copto ed etiopico.

SIMPATIZZANTE - CONVENZIONI

<<  10  >> La numerazione degli anni a partire dalla nascita di Cristo fu proposta nel 525 da Dionigi il Piccolo.

<<  11  >> Le regole per il computo della Pasqua vennero stabilite nel corso del Concilio di Nicea  325  ) presieduto da Costantino. Si precisò che fosse il Vescovo di Alessandria d’ Egitto, come I° Patriarca d’ Oriente, ad annunciare tutti gli anni la data. Questa veniva incisa sopra una grossa colonna di cera esposta al pubblico. Tutti gli anni veniva raschiata e vi si incideva il nuovo computo delle feste mobili. Al di là dei suoi mistici significati, è l’ orgine del Cero Pasquale.

<<  12  >> Il calendario repubblicano francese fu introdotto dalla convenzione nazionale , il 24 novembre 1793 e abolitò  da Napoleone il gennaio 1806. L’ anno inizia alla mezzanotte del giorno che seguiva l’ Equinozio d’ autunno. In omaggio al principio di eguaglianza fu diviso in 12 mesi di 30 giorni ed i mesi in tre decadi. I giorni delle decadi erano detti: primidi  –  duedi  –  tridi . . . decadi.

Alla fine dell’ anno si aggiungevano 5 giorni (   6 ogni 4 anni  ) detti sanculottidi. I nomi dei mesi furono presi dalle specialità delle stagioni, a tre a tre, rimanti tra di loro in francese: vendemmiale (  settembre – ottobre  ), brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, floreale, germinale, pratile, termidoso, fruttidoro.

<<  13  >> Il Rito Scozzese Antico ed Accettato è uno dei Sovrani Ordini Iniziatici della Massoneria.

Si articola in 33gradi, anche se di fatto non tutti i gradi vengono praticati. Il Rito Scozzese costituisce un percorso di approfondimento della Massoneria, al di là dei primi 3 gradi, detti simbolici (  Apprendista, Compagno, Maestro  ).

Alcune obbedienze massoniche (  ad esempio il Grande Oriente d’ Italia  ) ammettono vari corpi rituali, fra i quali appunto il Rito Scozzese, mentre altre (  ad esempio la Gran Loggia d’ Italia  ), pur prevedendo una separazione fra ordine e rito (  uniti in questo caso al vertice  ), ammettono solo il Rito Scozzese; altre ancora, come il Supremo Consiglio d’ Italia e San MarinoAcadèmia  ), comprendono in un’ unica piramide tutti i trentatré gradi.

<<  14  >> Epifania. Un tempo erano denominate Pasqua tutte le feste religiose: Pasqua di Natale, Pasqua di Resurrezione, ecc.

<<  15  >> Il sole, nel corso dell’ anno, non si muove a velocità costante sull’ equatore celeste. In altri termini, passa esattamente al meridiano dopo 24 ore dal passaggio precedente soltanto quattro volte l’anno (  15 aprile, 14 giugno, 1 settembre, 25 dicembre  ), negli altri giorni vi passa in anticipo (  massimo 16°1 novemnbre  ) o in ritardo (  massimo 14′10 febbraio  ): il ”  Tempo solare medio  ” di 24 ore è dato dalla media di questi valori.

La ragione di questa fluttazione del giorno (  che gli astrologi conoscono come: ”  passpo solare  ”  ) è data da due fattori:

a ) la Terra descrive un’ orbita attorno al sole non circolare ma ellittica, per cui la sua velocità è variabile a seconda della sua posizione, massima al perielio, minima all’ efelio (  1à e 2à Legge di Keplero  ).

La . . . ci dimostra che l’ angolo alfa dovuto allo spostamento della Terra dalla posizione 1 alla posizione 2 all’ agolo beta dovuto allo spostamento della Terra dalla posizione 2 alla posizione 3.  In altre parole il sole sulla Terra in fase da 1 a 2 impiega meno tempo ad arrivare al meridiano che sulla Terra in fase da 2 a 3.

b ) Se l’ Eclettica e l’ Equatore Celeste fossero sullo stesso piano, il sole, per passare da un segno all’ altro, percorerebbe lo stesso spazio e quindi nello stesso tempo; ma siccome l’ Eclettica è inclinata sull’ Equatore di circa 23° questo spazio diminuisce progressivamente, a partire dal segno dell’ Ariete sino al segno del Cancro per poi riallungarsi fino alla Bilancia e ri-contrarsi fino al Capricorno, come lo si può vedere nella figura . . ., dove per rendere più evidente il fenomeno è stato esagerato l’ angolo dell’ Eclettica.

Le due oscillazioni, con periodo rispettivamente di un anno e di sei mesi, si sovrappongono, come si vede in figura  . . ., la quale dà i valori del tempo solare vero rispetto al tempo solare medio; la differenza che ne deriva dicesi equazione del tempo.

<<   16   >>Il fenomeno della “ Luna d’ autunno ” è espresso dalla figura n. 4, dove 0 è il punto di osservazione ed il piano tratteggiato, l’ orrizzonte, delimitato tra i due punti cardinali N – S – E – W.

Per comodità supponiamo che la Luna si muova lungo il punto dell’ Eclettica.

il 23 settembre il Sole si trova nel segno della Bilancia e la Luna sarà ovviamente nel segno dell’ Ariete, essendo all’ opposizione.

Sole e Luna si muovono sul piano dell’ Eclettica nel senso delle frecce, anche se a velocità diverse ( 1 anno il primo, 1 mese la seconda ).

Facendo passare i paralleli di declinazione sul segno dei Pesci e del Toro, otterremo i punti S  e  S’ sul piano dell’ orrizzonte rispettivamente nell’ emisfero Australe e in quello Boreale.

La Luna, passando dall’ emisfero Australe a quello Boreale fa si che la sua variazione in declinazione cresca rapidamente e si ha  di conseguenza un notevole anticipo del suo sorgere. Per questo anticipo viene compensato dal suo “ normale ” ritardo giornaliero di circa 50′ per cui la Luna si leva quasi alla stessa ora, nel punto E, per più giorni di seguito, quando si trova in questi segni dello zodiaco.

Nella figura n. 5 è rapprrentatro lo stesso fenomeno, visto dalla parte dell’ osservatore.

Si potrà obbiettare che la Luna passa in questo segno dodici volte l’ anno. Ma, in questi segni, in primavera ci si trova anche il Sole, ed allora la Luna è in congiunzione ( novilunio ) quindi invisibile, in estate sorgono a mezzanotte e il fenomeno viene notato da pochi; in inverno si levano a mezzogiorno, in questo caso la Luna è in quadratura e risulta ben visibile solo quando è molto alta sull’ orrizzonte.

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