PERCHE’ IL POLITICAMENTE CORRETTO E’ UN “PECCATO MORTALE”

II° PARTE –  Di: Matteo Castagna

Dall’insegnamento di S. Tommaso si evince:

1) il dovere morale di non insultare, denigrare, calunniare o mormorare e deridere il prossimo, soprattutto se costituito in autorità.

2) di riparare il torto fatto alla sua reputazione

3) di difendere chi è denigrato, senza far finta di non vedere. Certamente davanti agli uomini è più comodo “far finta che va tuto ben”, ma davanti a Dio non ci si trova in regola, anzi si sta in peccato grave, quod est incohatio damnationis.

    E’, pertanto, nostro dovere denunciare pubblicamente il politicamente corretto, innanzitutto come difesa della nostra dignità e intelligenza dalla sua volontà dolosa di costringerci ad accettare l’errore, fingendo che sia un bene comune. Scrive Mario Giordano nel suo ultimo libro, appena uscito, dal significativo titolo Tromboni (Edizioni): “Bisogna stare attenti alla lingua” al pari di quelli che predicano contro l’odio e insegnano a odiare. L’ipocrisia di costoro, che si annoverano in larga parte nella categoria dei cosiddetti intellettuali o giornalisti, in ultima analisi coloro che si occupano della diffusione dei messaggi su larga scala, aggrava il peccato di lingua della detrazione di coloro che la pensano diversamente, col falso doloso consapevole e remunerato. L’effetto che molti credano alle loro dicerie è conseguenza ancor peggiore, che ci fa trovare nella situazione di crisi morale, ideale, sociale in cui ci troviamo, andando sempre peggio.

“Tromboni” ricorda come odiano quelli della Commissione anti-odio, creata per fermare l’” intolleranza”, “contrastare il razzismo” e “combattere l’istigazione all’odio”. L’idea è stata partorita dal Ministro dell’Istruzione del “governo dei migliori” Patrizio Bianchi, scopiazzando dal suo illustre predecessori * [metto l’asterisco perché secondo la scrittrice Michela Murgia (da L’Espresso del giugno 2021) potrebbe essere offensivo usare la vocale maschile o femminile per indicare il titolo di una persona, che forse potrebbe non sapere se è uomo o donna] Lucia Azzolina. Nella commissione speciale entra il professore associato all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Simon Levis Sullam che, fresco di nomina, aveva diffuso sui social una foto a testa in giù dell’ultimo libro di Giorgia Meloni. Chiaro riferimento alla macelleria di Piazzale Loreto. «Quasi un invito a impiccare il testo, se non proprio l’autrice, al palo più alto dell’antifascismo militante». Ma, domanda Giordano: «si può combattere l’istigazione all’odio inneggiando a piazzale Loreto? E alludendo all’impiccagione più o meno simbolica, ma sempre a testa in giù, di un leader politico?». L’ex Presidente della Camera Laura Boldrini, campionessa di buonismo e inginocchiatoi a senso unico, paladina di tolleranza e rispetto, ultras femminista ad oltranza, genderista e vestale di tutti i presunti diritti richiesti dai desideri di chiunque, «è finita sotto inchiesta perché avrebbe licenziato la sua colf, dopo otto anni di fedele servizio, tirando in lungo per non darle la liquidazione (3.000 euro. Altro maestro di propaganda tollerante è Roberto Saviano, «che in diretta tv ha sentenziato candidamente: “Sì, la mia contro la Meloni è una campagna d’odio “» (M. Giordano, “Tromboni”, 2022).

   Potremmo continuare all’infinito perché esempi simili ne esistono quotidianamente. Ultimi, in ordine cronologico sono coloro che hanno imbrattato le mura di un istituto tecnico di Milano con la scritta: «Tutti i fasci come Ramelli, con una chiave inglese fra i capelli». Nessun solone (o trombone) del politicamente corretto ha detto una parola. Muto Paolo Berizzi, il “Simon Wiesenthal” de La Repubblica, per la quale scrive una rubrica contro Verona e i fantasmi di un fascismo che non esiste. Muto Vauro. Muto Travaglio. Muti tutti. Perché il “pensiero” deve essere unico (il loro) fino all’assurdo, ovvero fino al punto che dire la verità è diventato un atto rivoluzionario, come sostenere che le foglie sono verdi d’estate. Noi continueremo in questa “rivoluzione Green” dell’ovvietà e dell’ordine naturale perché non vogliamo peccare di lingua contro il bene comune.

Calenda ha fatto impazzire la maionese di Letta !

di Roberto Olivato

Dieci minuti fa nel corso della trasmissione “ In mezz’ora ” condotta Lucia Annunziata, Calenda è uscito dalla scialuppa del centrosinistra, come avevamo subodorato nel nostro editoriale di questa mattina. Pertanto Letta, come avevamo preannunciato, non è riuscito nella preparazione di una buona maionese. Ad attendere Calenda a braccia a perte c’é Renzi che vede concretizzarsi la realizzazione del Terzo Polo a cui aspira da tempo.

Secondo Calenda “ L’allargamento della coalizione, dopo i limiti da me richiesti e cioè senza Si, Verdi, Di Maio, non è stato rispettato. Il Pd al centro con una moltitudine di soggetti di cui ho perso il conto ed ai quali è stato fatto firmare un patto e con questi soggetti non abbiamo nulla da spartire. Non posso seguire una strada dove la mia coscienza non mi porta.”

A Letta sta impazzendo la maionese

 Agosto 2022  

di Roberto Olivato

In una conferenza stampa di questo pomeriggio 6 agosto, successiva alla firma del patto tra Sinistra Italiana e Verdi, il segretario del Pd, rispondendo alla domanda se questo ingresso potrebbe mettere in crisi l’accordo con Calenda, ha risposto candidamente “ Questa è un’alleanza elettorale per sconfiggere la destra, non un’alleanza di governo”.

Questa frase la dice lunga circa la difficoltà del centrosinistra, nel presentarsi con una coalizione compatta alle prossime elezioni.

E’ assurdo se non addirittura ridicolo sentire la frase di Letta che, correttamente interpretata, dice testualmente che il programma di governo, che dovrebbe essere l’obbiettivo primario di una squadra di eletti, interessa poco se non nulla e al primo posto si pone la vittoria elettorale a qualsiasi costo con dentro tutti, indipendentemente dai singoli programmi pur di abbattere il centrodestra, rischiando di creare a breve l’ennesima crisi di Governo.

Fino a qualche decennio fa l’allora Pci, scoloritosi nell’Ulivo, per poi trasformarsi in Pds ed oggi Pd ebbene quel partito di Berlinguer, era in grado di parlare fuori dalle fabbriche, in mezzo alle campagne, guidava i movimenti studenteschi, toccando temi concreti.

Oggi l’attuale Pd ha perso quel DNA, si dirà perché i tempi sono cambiati, però la grande ammucchiata di Letta lontana anni luce dalle realtà che Berlinguer toccava con mano, è la dimostrazione dell’inconsistenza dell’attuale Pd che pur di restare a galla si è messo ad imbarcare tutti sulla sua scialuppa, rischiando di farla affondare ancor prima di togliere gli ormeggi.

Oltretutto questa grande ammucchiata rischia di far venire il mal di pancia ad Azione di Calenda che ha firmato l’accordo col Pd mettendo paletti a SI, Verdi e Di Maio.

Senz’altro i fotogrammi del film del centrosinistra non sono finiti e dovremo essere pronti a colpi di scena prevedibili per l’accozzaglia messa in campo da Letta che, accecato dalla vittoria del centrodestra, non si rende conto che all’interno di questa maionese sono presenti elementi a base acquosa ( Pd e Azione ) ed elementi a base oleosa ( SI e Verdi ) che, come sappiamo, sono immiscibili, ovvero non si mescolano e anzi tendono a separarsi e questo avverrà per quella di Letta, che non si accorge che la salsa prima o poi impazzirà.

26 febbraio 2017, UNA SENTENZA CHE FA CHIAREZZA

Attraverso il Proff. A. Giannone, Presidente Comitato scientifico fondazione DC,

abbiamo ricevuto e orgogliosamente portiamo alla Vostra attenzione l’allegata informazione che

stabilisce la continuità “, quindi farà felici molti Voi Simpatizzanti e Lettori  

Riccardo Ferrari – Admin

Il Tribunale di Roma ha sentenziato che l’Assemblea della Dc all’Ergife del 26 febbraio 2017, grazie alla quale e’ ripartita la Dc in continuità con gli iscritti del 1992, era pienamente legittima.

Una sentenza che stabilisce la continuità tra la Dc di Spataro e De Gasperi del 1943 e l’Assemblea del 2017.

Un primo, fondamentale passo per contrastare i sabotatori dell’autentica Dc che ha come segretario Renato Grassi, presidente Renzo Gubert e segretario amministrativo Mauro Carmagnola. 

Allego la sentenza.

Proff. Antonino Giannone, Pres. Comitato scientifico fondazione DC

LA SCOMPARSA DI UN GRANDE PARTITO MA NON DEI SUOI VALORI MIGLIORI

di Benito Sicchiero

Quella della Democrazia Cristiana è un’esperienza che tutti devono guardare con rispetto, anche chi non è mai stato democristiano, perché ha consentito a tutti noi di vivere in un Paese libero e prospero dell’Occidente “.

Lo ha detto l’ex premier Silvio Berlusconi nel corso di un intervento telefonico in diretta, rivolgendosi a Gianfranco Rotondi in occasione della presentazione del suo libro ‘ La variante Dc. Storia di un partito che non c’è più e di uno che non c’è ancora ” avvenuta a Milano. Berlusconi doveva essere presente all’evento, moderato da Antonio Pascotto giornalista di News Mediaset, assieme a Peter Gomez, giornalista e saggista; Giuseppe Sala, sindaco di Milano; Alessandro Sallusti, direttore di Libero, ma non ha potuto partecipare. “ Soprattutto – ha proseguito –  non è scomparsa la necessità di quei valori, di quell’approccio, di quel metodo, almeno nella sua parte migliore. La Democrazia Cristiana era un partito nato con il sistema elettorale proporzionale ed era consustanziale a quel sistema. Cambiando la legge elettorale proporzionale la DC contribuì a decretare la propria fine ”.

Si chiede il libro ( Solferino editore ): Che fine ha fatto la Dc? È “ davvero scomparsa, superata dagli eventi politici e da nuovi protagonisti, archiviata con la crisi dei partiti tradizionali? Gianfranco Rotondi, che ha iniziato la sua carriera politica nella Democrazia cristiana (proprio ai tempi del montanelliano, turiamoci il naso e votiamo DC, 1976 ) ne ricostruisce la storia in queste pagine concentrandosi sulla parabola discendente della “Balena bianca”, ma anche sulle sue molteplici mutazioni e resurrezioni susseguitesi in trent’anni di vita politica. Ne emerge un racconto appassionato e sinceramente di parte. La testimonianza di un protagonista che ha vissuto la dissoluzione del partito e la racconta senza peli sulla lingua e con una prospettiva privilegiata sulla storia politica italiana nazionale. Si va dalla morte ufficiale della Dc alla seconda vita dei democristiani fuori dal partito dello scudo crociato, dal centrosinistra al centro-destra, dal Patto Segni al Partito popolare, da Martinazzoli a Buttiglione, dall’Ulivo al Ccd, da Forza Italia alla Balena verde e oltre. Per scoprire che forse la Dc non è mai finita e i suoi eredi non sono solo i nostalgici. O meglio, come ha detto Francesco Cossiga in un aneddoto raccontato da Sallusti, il suo spirito, come la bellezza, non è morto e non morrà. Da notare come Cossiga non abbia parlato di ideologia, che non c’era o non avrebbe mai potuto esservi in un partito che traguardava la generalità dei valori cristiani universali. Sicchè possiamo semmai ritenere che ci fosse una idealità, allora fattore di aggregazione, di apertura, di inclusione, e quindi punto di forza. Mentre oggi, dopo la diaspora, quella stessa idealità è punto di debolezza, come ostacolo ad una identità definita e connotante un nuovo partito.

Secondo Sala “la Democrazia cristiana era un “partito adatto ai tempi ”.  “ Mio padre era un fervente democristiano. Sono cresciuto in una famiglia che amava la Dc di una volta. Io non sono mai stato democristiano, ma ne ho sempre avuto rispetto”. La Dc era un partito che aveva al suo interno “ pulsioni di varia natura ” con “ gente di estrema destra, gente quasi rivoluzionaria, la matrice cristiana, quella confessionale. Non era per me il centro ”. Oggi, in un’epoca di grandi cambiamenti, lo spazio per il centro come era inteso una volta non c’è.

Riguardo lo spazio politico a cui la Dc potrebbe rivolgersi, ha osservato che “ c’è un elettorato che si riconosce in un partito che cerca di mediare piuttosto che ogni volta fare un compromesso al ribasso, ma non è facile prendere questo elettorato ”.

 Ha concluso Rotondi: “ Dopo la dissoluzione dell’elettorato cattolico, moderato, socialista, Berlusconi per 27 anni ha rappresentato la DC. Oggi la lobby DC ha riconosciuto in Giorgia Meloni e Beppe Sala con la sua “balena verde” i protagonisti del futuro. E noi, da bravi democristiani, staremo a guardare ”.

Fonte: Dottor Colombo

ALTRO CHE ANTIAMERICANISMO, OCCHIO ALLA CINA! Scrive Rotondi

Di Gianfranco Rotondi 

Buonasera Amici Simpatizzante,

l’Amico e corrispondente proff. A. Giannone ha inviato un interessante articolo che vi consiglio di leggerlo e rifletterci sopra.

( La realtà e’ che al governo italiano vi sono quel 37%, che oramai prossimi al capolinea politico, dopo aver reso il Paese Italia un circo equestre e, ultimamente le – teste di ponte – del Movimento, fa salotto oltre ad intrattiene rapporti con i vertici Cinesi, mentre l’altro per non rimanere nell’ombra consiglia di dialogare con i taglia gole Talebani.

R. Ferrari – Admin e Presidente e Socio Fondatore de: ” Il Simpatizzante

O l’Occidente (Europa, America) si salda in un fronte unico, e impone al mondo unità di intenti in materia di transizione ecologica, o sarà la catastrofe non solo ambientale, ma anche – e prima ancora – economica e sociale. Questo è lo scenario su cui dovremmo riflettere. Altro che rispolverare l’antiamericanismo viscerale. Il commento di Gianfranco Rotondi

La vicenda afgana presenta infinite sfaccettature, tutte meritevoli di commenti più qualificati del mio.

Sono anch’io – come Di Maio – in costume da bagno, e non mi va di pontificare su questioni più grandi della mia competenza. Una cosa però posso dirla tranquillamente, perché è lampante come una chiacchiera da ombrellone: destra e sinistra hanno colto l’occasione per slatentizzare una loro inguaribile malattia infantile, l’antiamericanismo.

Non è parso vero, ai nipotini di Almirante e Berlinguer, che sono peraltro quelli che amano postare i ritratti appaiati dei due monumenti della destra e della sinistra, come se fossero la stessa cosa, la stessa storia.

Perché in fondo destra e sinistra hanno in Italia alcuni tratti storici comuni: l’avversione per il cattolicesimo politico, l’Occidente, per l’America, insomma per quella cornice di valori, scelte, culture che hanno fatto di loro gli sconfitti della storia.

Ed eccoli qua tutti pimpanti a postare la deplorazione per le scelte americane, per gli errori di ieri, o di oggi, fa lo stesso. I più arditi si sono spinti a scrivere che Biden ha sepolto la Nato e l’Onu. Abbiamo letto anche questo.

Il vecchio Sullo ci spiegava che la Resistenza è una storia meravigliosa e nobile, ma in parte leggendaria: “la libertà ci è stata porta sulla punta delle baionette degli americani” ammoniva Sullo, che la Resistenza l’aveva fatta davvero.

Oggi camerati e compagni ci spiegano che “la democrazia non si esporta”, come se la nostra l’avessero veramente fondata i loro avi ideologici. Ma lasciamo perdere la storia.

Oggi l’Occidente combatte una nuova battaglia epocale: la transizione ecologica.

Ci sono Paesi-quelli occidentali, appunto – che si accingono a smantellare le filiere produttive fondate sul carbone, come è giusto che sia in ossequio alle necessarie opzioni internazionali in materia di riconversione ecologica.

Ma ci sono Paesi che se ne fregano altamente della transizione ecologica.

Sono gli stessi che già calpestano i diritti umani e sociali dei lavoratori, e trasformano la loro arretratezza sociale in un fattore di concorrenza con i competitori occidentali.

Ogni riferimento alla Cina è puramente voluto.

O l’Occidente (Europa, America) si salda in un fronte unico, e impone al mondo unità di intenti in materia di transizione ecologica, o sarà la catastrofe non solo ambientale, ma anche – e prima ancora – economica e sociale.

Questo è lo scenario su cui dovremmo riflettere. Altro che rispolverare l’antiamericanismo viscerale.

^ Premessa e grassetto a cura della Comunicazione del Comitato Scientifico della Fondazione Democrazia Cristiana