LA SCOMPARSA DI UN GRANDE PARTITO MA NON DEI SUOI VALORI MIGLIORI

di Benito Sicchiero

Quella della Democrazia Cristiana è un’esperienza che tutti devono guardare con rispetto, anche chi non è mai stato democristiano, perché ha consentito a tutti noi di vivere in un Paese libero e prospero dell’Occidente “.

Lo ha detto l’ex premier Silvio Berlusconi nel corso di un intervento telefonico in diretta, rivolgendosi a Gianfranco Rotondi in occasione della presentazione del suo libro ‘ La variante Dc. Storia di un partito che non c’è più e di uno che non c’è ancora ” avvenuta a Milano. Berlusconi doveva essere presente all’evento, moderato da Antonio Pascotto giornalista di News Mediaset, assieme a Peter Gomez, giornalista e saggista; Giuseppe Sala, sindaco di Milano; Alessandro Sallusti, direttore di Libero, ma non ha potuto partecipare. “ Soprattutto – ha proseguito –  non è scomparsa la necessità di quei valori, di quell’approccio, di quel metodo, almeno nella sua parte migliore. La Democrazia Cristiana era un partito nato con il sistema elettorale proporzionale ed era consustanziale a quel sistema. Cambiando la legge elettorale proporzionale la DC contribuì a decretare la propria fine ”.

Si chiede il libro ( Solferino editore ): Che fine ha fatto la Dc? È “ davvero scomparsa, superata dagli eventi politici e da nuovi protagonisti, archiviata con la crisi dei partiti tradizionali? Gianfranco Rotondi, che ha iniziato la sua carriera politica nella Democrazia cristiana (proprio ai tempi del montanelliano, turiamoci il naso e votiamo DC, 1976 ) ne ricostruisce la storia in queste pagine concentrandosi sulla parabola discendente della “Balena bianca”, ma anche sulle sue molteplici mutazioni e resurrezioni susseguitesi in trent’anni di vita politica. Ne emerge un racconto appassionato e sinceramente di parte. La testimonianza di un protagonista che ha vissuto la dissoluzione del partito e la racconta senza peli sulla lingua e con una prospettiva privilegiata sulla storia politica italiana nazionale. Si va dalla morte ufficiale della Dc alla seconda vita dei democristiani fuori dal partito dello scudo crociato, dal centrosinistra al centro-destra, dal Patto Segni al Partito popolare, da Martinazzoli a Buttiglione, dall’Ulivo al Ccd, da Forza Italia alla Balena verde e oltre. Per scoprire che forse la Dc non è mai finita e i suoi eredi non sono solo i nostalgici. O meglio, come ha detto Francesco Cossiga in un aneddoto raccontato da Sallusti, il suo spirito, come la bellezza, non è morto e non morrà. Da notare come Cossiga non abbia parlato di ideologia, che non c’era o non avrebbe mai potuto esservi in un partito che traguardava la generalità dei valori cristiani universali. Sicchè possiamo semmai ritenere che ci fosse una idealità, allora fattore di aggregazione, di apertura, di inclusione, e quindi punto di forza. Mentre oggi, dopo la diaspora, quella stessa idealità è punto di debolezza, come ostacolo ad una identità definita e connotante un nuovo partito.

Secondo Sala “la Democrazia cristiana era un “partito adatto ai tempi ”.  “ Mio padre era un fervente democristiano. Sono cresciuto in una famiglia che amava la Dc di una volta. Io non sono mai stato democristiano, ma ne ho sempre avuto rispetto”. La Dc era un partito che aveva al suo interno “ pulsioni di varia natura ” con “ gente di estrema destra, gente quasi rivoluzionaria, la matrice cristiana, quella confessionale. Non era per me il centro ”. Oggi, in un’epoca di grandi cambiamenti, lo spazio per il centro come era inteso una volta non c’è.

Riguardo lo spazio politico a cui la Dc potrebbe rivolgersi, ha osservato che “ c’è un elettorato che si riconosce in un partito che cerca di mediare piuttosto che ogni volta fare un compromesso al ribasso, ma non è facile prendere questo elettorato ”.

 Ha concluso Rotondi: “ Dopo la dissoluzione dell’elettorato cattolico, moderato, socialista, Berlusconi per 27 anni ha rappresentato la DC. Oggi la lobby DC ha riconosciuto in Giorgia Meloni e Beppe Sala con la sua “balena verde” i protagonisti del futuro. E noi, da bravi democristiani, staremo a guardare ”.

Fonte: Dottor Colombo

COMITATO 10 DICEMBRE

Buongiorno Cari Simpatizzanti e Lettori,

                 Riceviamo e pubblichiamo la nascita di un Nuovo Comitato che si inspira alla politica di Carlo Donat Cattin e gli uomini della Democrazia Cristiana, probabilmente lo ricorderanno con più facilità i – giovani di ieri –

Riccardo Ferrari – Admin

                 

         E’ nato il COMITATO 10 DICEMBRE con l’obiettivo di ricordare gli uomini della DC che hanno fatto la storia della Repubblica italiana. Stimolati dal dibattito sul libro scritto da Giorgio Aimetti: “ Carlo Donat Cattin – La vita e le idee di un democristiano scomodo ”- Edizioni Rubbattino -, presentato a Mestre il 10 dicembre scorso, su proposta di Mario Tassone, gli amici  Giorgio Aimetti, Ettore Bonalberti, Mario Rossi e Pasquale Ruga, hanno deciso di dar vita insieme all’On Tassone, al COMITATO 10 DICEMBRE, con l’obiettivo di far conoscere nelle varie realtà italiane, i personaggi più rappresentativi della storia politica democratico cristiana. Al comitato possono aderire tutti gli amici interessati/bili al progetto. Un modo per avvicinare i giovani alla conoscenza di coloro che hanno contribuito alla nascita, alla difesa e al consolidamento della democrazia italiana. 

La partecipazione al COMITATO 10 DICEMBRE è libera, volontaria e gratuita, serve solamente la volontà di concorrere alla promozione dell’obiettivo che il comitato si propone. Basterà inviare una mail di adesione a uno di questi indirizzi:

ettore@bonalberti.commariorossivr53@gmail.compasruga58@gmail.commario.tassone43@gmail.com

   From: Ettore Bonalberti  

            

Come i polli di Renzo?

Ettore Bonalberti

Nella grave crisi di sistema che stiamo vivendo, è acuta l’afonia della cultura politica cattolico democratica  e cristiano sociale, salvo alcune voci che si rincorrono sul tema della costruzione del nuovo centro della politica italiana. E’ divisiva e fuorviante la discussione sulle alleanze che, da alcuni esponenti e gruppi, viene svolta senza tener conto della legge elettorale che, alla fine, governo e Parlamento decideranno di adottare e senza un confronto serio sui contenuti di un programma politico economico, sociale e finanziario all’altezza della situazione glocale e delle attese dei ceti medi produttivi e delle classi popolari. All’altezza, cioè, delle attese di quell’oltre 50% di renitenti al voto, altra espressione della grave crisi della democrazia italiana.

Non mancano tentativi di ricomposizione politico organizzativa, come quelli che dal 2012 stiamo svolgendo, per dare pratica attuazione alla sentenza della Cassazione n. 25999 del 23.12.2010, secondo cui: “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta ”, come quelli che gli amici della Federazione Popolare DC, di Insieme, di Rete Bianca e  di altre numerose associazioni, movimenti e gruppi, stanno svolgendo, ispirati dalle stesse motivazioni ideali.

Ci sono poi alcuni che, molto sbrigativamente, sostengono l’impossibilità o impraticabilità di tentare questa strada, quasi che ci fosse in noi la velleitaria pretesa di ricostruire tal quale la DC finita politicamente nel 1993. Condividiamo il giudizio di Bodrato: “ la DC era come un cristallo che si è rotto, frantumandosi in mille pezzi non più ricomponibili”, tuttavia non ci rassegniamo e continuiamo a perseguire il progetto di ricomposizione di un’area politico culturale che riteniamo, anche oggi, indispensabile per superare la crisi di sistema.

A chi ci chiede quali sarebbero le motivazioni per tale impegno, rispondiamo che, come nei tempi più importanti della storia politica nazionale ed europea, anche nell’età della globalizzazione, spetta ai cattolici il dovere di impegnarsi in politica per tradurre nella città dell’uomo gli orientamenti pastorali indicati dalla dottrina sociale della Chiesa, così come espressi nelle ultime encicliche sociali: dalla “ Centesimus Annus” di Papa Santo Giovanni Paolo II, “ Caritas in veritate” di Papa Benedetto XVI, e di Papa Francesco: “ Laudato SI” e “ Fratelli Tutti”. Se la “Rerum Novarum” fu la pietra miliare dell’impegno politico dei cattolici, quale risposta alla questione sociale posta dalla prima rivoluzione industriale, le ultime encicliche sono quelle che hanno affrontato in maniera più rigorosa i temi posti dalla globalizzazione e ai drammatici problemi delle crisi energetica e ambientale del nostro tempo.

Avvilente è costatare come di fronte a questi eccezionali emergenze, economiche, finanziarie e climatico- ambientali, che stanno mettendo in gioco non solo le democrazie, ma la stessa sopravvivenza della nostra specie e del pianeta, la vasta e complessa realtà della nostra area politico culturale continui nella diaspora, rischiando di fare la fine dei polli di Renzo. Non solo continuiamo a coltivare le divisioni tra le diverse casematte costruite nei vent’anni che ci separano dalla fine politica della DC, ma, all’interno delle stesse si consumano quotidianamente diatribe, e scontri espressione di una diffusa stupidità, come descritta da Carlo Cipolla: stupido è colui che con i suoi comportamenti fa del male e se stesso e agli altri.

Due sono le principali questioni alle quali, alla luce dei principi ispiratori della dottrina sociale cristiana, dovremmo porre attenzione, che si aggiungono a quelli etici non negoziabili: il tema del superamento del NOMA ( Non Overlapping Magisteria ) assai ben descritto dal prof  Zamagni; ossia del prevalere della finanza sull’economia reale e sulla stessa politica, ridotta a un ruolo ancillare e servente agli interessi dei poteri finanziari dominanti; il tema della crisi di sistema, da affrontare sulla base dei principi di solidarietà e sussidiarietà, tenendo conto del ruolo dell’Italia nel quadro geopolitico mediterraneo, europeo e internazionale. Quanto al primo, ho tentato di evidenziare alcune proposte di politico economica e finanziaria, sin qui ignorate (vedi elenco allegato).

In merito alla crisi di sistema, riproponendo una tesi già esposta all’inizio della seconda Repubblica, ossia della necessità di convocare un’assemblea costituente attraverso la quale procedere con metodo democratico ai necessari adattamenti della nostra Carta costituzionale, riterrei indispensabile avviare un dibattito sulla nuova legge elettorale da adottare per le prossime elezioni politiche. Sono convinto che noi DC e Popolari si debba sostenere la legge proporzionale con sbarramento e preferenze, per superare il bipolarismo forzato dimostratosi, dalla riforma Segni in poi, corresponsabile dell’ingovernabilità. Una democrazia retta dal 50% di non partecipanti non è democrazia. De Gasperi diceva che la democrazia muore se non vi è partecipazione.

Una legge elettorale di tipo proporzionale con preferenze è il modo efficace per risanare istituzioni in super critica sofferenza e restituire una classe dirigente diversa e rappresentativa di interessi reali della società. La legge elettorale, infatti, è, per buona parte, la madre per un’articolazione istituzionale democratica popolare.

Molto opportunamente credo che, come mi scrive la prof. Campus, sarebbe il caso di costruire un movimento di opinione che sostenga il tema: “bipolarismo forzato all’italiana=no-democrazia“, anche al fine di evitare che le modifiche sulle leggi elettorali restino un make-up della politica e degli attuali partiti che, con il rosatellum, hanno espresso “il parlamento dei nominati”, oggetto del rifiuto del quasi 60% degli elettori italiani. Evitiamo, dunque, di fare la fine dei polli di Renzo e attiviamoci seriamente a sostegno della riforma della politica economica e finanziaria e di una legge elettorale proporzionale di tipo tedesco, con sbarramento e le preferenze.

Venezia, Novembre 2021

Come riprendere il cammino

Di_ Ettore Bonalberti. Venezia 2 settembre 2021

C’è un grande fermento al centro, alla ricerca di un punto di equilibrio che, dopo la fine della DC, manca nella politica italiana. Ci stiamo provando noi della DC guidata da Renato Grassi, dopo la sentenza della Cassazione n. 25999 del 23.12.2010 ( “ la DC non è mai stato giuridicamente sciolta”). Prima con Fiori, Lega, Darida, Alessi e il sottoscritto, insieme a Leo Pellegrino, instancabile nel perseguire la rinascita del partito; poi con Gianni Fontana e tanti altri amici sino alla segreteria attuale di Grassi. Il nostro percorso (2012-2021) è stato ostacolato dalle iniziative di alcuni ben noti “sabotatori seriali”, alcuni dei quali esecutori di mandanti non estranei agli illeciti perpetrati negli atti finali dell’esperienza democratica cristiana. Illeciti mai giudicati e sanzionati. Lo stanno tentando gli amici di “Insieme”, anche se non mancano le divisioni al loro interno tra la linea di Infante e quella di Tarolli. Abbiamo rilanciato il tentativo con l’amico Peppino Gargani, attraverso la Federazione Popolare dei DC, sperimentando, ahimè ancora una volta, la posizione equivoca di Cesa e dell’ UDC;  un partito oggi dominato dal sen De Poli, eterna costola subalterna di Forza Italia e della Lega nel Veneto come a Roma. Anche “ il miglior fico del bigoncio”, Gianfranco Rotondi, da sempre inserito da democratico cristiano nel gruppo di Forza Italia, sta tentando l’ardita sperimentazione della nascita di una possibile convergenza tra ciò che rimane della Balena bianca con l’area dei Verdi italiani, sul modello dell’alleanza esistente tra la CDU e i Verdi tedeschi. Non mancano fermenti nell’area degli ex DC che, fatta l’esperienza nel PD, stanno vivendo un momento di sofferta riflessione in Rete Bianca, convinti, come loro sono, sicuramente della necessità di una ricomposizione della nostra area, sempre, però, fondata sul primato di una collocazione a sinistra, anche se non sono più chiari, a loro come a tutti noi, gli elementi di identità del partito di Enrico Letta, dopo la sofferta e complessa camaleontica trasformazione da PCI, PDS, DS, Ulivo, Margherita, PD. Ho cercato, invano, di indicare nella condivisione di una proposta programmatica ( Camaldoli 2) la base di una possibile ricomposizione dell’area cattolico democratica e cristiano sociale, avanzando alcune idee sul piano della politica economica e finanziaria che, ritengo, essenziali per qualsivoglia progetto riformistico credibile nella condizione di sovranità limitata monetaria e popolare del nostro Paese. Partire dalle alleanze, come ho scritto più volte, non facilita, anzi ostacola il progetto.

Anche il Cavaliere è ridisceso in campo con l’ultima intervista rilasciata al giornale di famiglia, tentando di ripresentarsi come elemento di continuità, nientemeno, dell’esperienza degasperiana. Ci aveva provato un’altra volta, riuscendovi, come suggeritogli dagli amici scomparsi, Sandro Fontana e don Gianni Baget Bozzo, che gli indicarono l’entrata nel PPE, forte, in quegli anni, di una rappresentanza consistente di voti in sede nazionale ed europea. Ora, con Forza Italia stretta nella morsa del centro destra che dalla guida di Salvini sta diventando sottoposta a quella estrema della Meloni e di Fratelli d’Italia, lo sforzo di Berlusconi sembra al limite del patetico, nell’impossibile sogno di una sua elezione al Quirinale, per il quale anche una riverniciatura dorotea potrebbe servire alla causa. Devo onestamente ammettere che, dopo tanto combattere, sono stanco e sfiduciato, ancorché sempre interessato a concorrere al progetto di ricomposizione dell’area cattolico democratica e cristiano sociale. Un progetto che continuo a ritenere indispensabile per ricostruire un centro laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori: De Gasperi, Adenauer, Monnet e Schuman, alternativo alla destra nazionalista e populista e alla sinistra senza identità. Sono ancor più convinto che per realizzare questo progetto sia necessario che tutti i vecchi attori, compresi quelli della mia generazione, molti dei quali responsabili delle difficoltà sin qui riscontrate, facciano non uno, ma anche due passi indietro e che il testimone della migliore tradizione politico culturale DC e popolare, venga assunto da una nuova generazione alla quale noi dovremmo limitarci a fornire dei buoni consigli. Diversi tentativi sono stati compiuti, sin qui senza successo, cercando di rispettare statuti e regolamenti delle diverse realtà dei partiti e associative dell’area. Penso che, allo stato degli atti, sarebbe molto più opportuno, utile ed efficace organizzare un’Assemblea Nazionale aperta a tutti coloro che, firmando un apposito documento, si riconoscono nei valori, nella storia e nei programmi della DC e nel decalogo etico sturziano. Superando tutte le oligarchie, i centri di potere e i giochi delle tessere che si sono sin qui riproposti e  con un regolamento semplice che consenta l’emergere di una nuova classe dirigente. Ritengo, infatti, che ci siano ancora molti democratici cristiani e popolari in Italia, i quali attendono solo di essere chiamati da protagonisti a decidere come riprendere il cammino.

Ettore Bonalberti

Venezia, 1 Settembre 2021

Il decalogo del buon politico di Luigi Sturzo

1. È prima regola dell’attività politica essere sincero e onesto. Prometti poco e realizza quel che hai promesso.

2. Se ami troppo il denaro, non fare attività politica.

3. Rifiuta ogni proposta che tenda all’inosservanza della legge per un presunto vantaggio politico.

4. Non ti circondare di adulatori. L’adulazione fa male all’anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà.

5. Non pensare di essere l’uomo indispensabile, perché da quel momento farai molti errori.

6. È più facile dal No arrivare al Si che dal Sì retrocedere al No. Spesso il No è più utile del Sì.

7. La pazienza dell’uomo politico deve imitare la pazienza che Dio ha con gli uomini. Non disperare mai.

8. Dei tuoi collaboratori al governo fai, se possibile, degli amici, mai dei favoriti.

9. Non disdegnare il parere delle donne che si interessano alla politica. Esse vedono le cose da punti di vista concreti, che possono sfuggire agli uomini.

10. Fare ogni sera l’esame di coscienza è buona abitudine anche per l’uomo politico.

C’è un grande fermento al centro, alla ricerca di un punto di equilibrio che, dopo la fine della DC, manca nella politica italiana. Ci stiamo provando noi della DC guidata da Renato Grassi, dopo la sentenza della Cassazione n. 25999 del 23.12.2010 ( “ la DC non è mai stato giuridicamente sciolta”). Prima con Fiori, Lega, Darida, Alessi e il sottoscritto, insieme a Leo Pellegrino, instancabile nel perseguire la rinascita del partito; poi con Gianni Fontana e tanti altri amici sino alla segreteria attuale di Grassi. Il nostro percorso (2012-2021) è stato ostacolato dalle iniziative di alcuni ben noti “sabotatori seriali”, alcuni dei quali esecutori di mandanti non estranei agli illeciti perpetrati negli atti finali dell’esperienza democratica cristiana. Illeciti mai giudicati e sanzionati. Lo stanno tentando gli amici di “Insieme”, anche se non mancano le divisioni al loro interno tra la linea di Infante e quella di Tarolli. Abbiamo rilanciato il tentativo con l’amico Peppino Gargani, attraverso la Federazione Popolare dei DC, sperimentando, ahimè ancora una volta, la posizione equivoca di Cesa e dell’ UDC;  un partito oggi dominato dal sen De Poli, eterna costola subalterna di Forza Italia e della Lega nel Veneto come a Roma. Anche “ il miglior fico del bigoncio”, Gianfranco Rotondi, da sempre inserito da democratico cristiano nel gruppo di Forza Italia, sta tentando l’ardita sperimentazione della nascita di una possibile convergenza tra ciò che rimane della Balena bianca con l’area dei Verdi italiani, sul modello dell’alleanza esistente tra la CDU e i Verdi tedeschi. Non mancano fermenti nell’area degli ex DC che, fatta l’esperienza nel PD, stanno vivendo un momento di sofferta riflessione in Rete Bianca, convinti, come loro sono, sicuramente della necessità di una ricomposizione della nostra area, sempre, però, fondata sul primato di una collocazione a sinistra, anche se non sono più chiari, a loro come a tutti noi, gli elementi di identità del partito di Enrico Letta, dopo la sofferta e complessa camaleontica trasformazione da PCI, PDS, DS, Ulivo, Margherita, PD. Ho cercato, invano, di indicare nella condivisione di una proposta programmatica ( Camaldoli 2) la base di una possibile ricomposizione dell’area cattolico democratica e cristiano sociale, avanzando alcune idee sul piano della politica economica e finanziaria che, ritengo, essenziali per qualsivoglia progetto riformistico credibile nella condizione di sovranità limitata monetaria e popolare del nostro Paese. Partire dalle alleanze, come ho scritto più volte, non facilita, anzi ostacola il progetto.

Anche il Cavaliere è ridisceso in campo con l’ultima intervista rilasciata al giornale di famiglia, tentando di ripresentarsi come elemento di continuità, nientemeno, dell’esperienza degasperiana. Ci aveva provato un’altra volta, riuscendovi, come suggeritogli dagli amici scomparsi, Sandro Fontana e don Gianni Baget Bozzo, che gli indicarono l’entrata nel PPE, forte, in quegli anni, di una rappresentanza consistente di voti in sede nazionale ed europea. Ora, con Forza Italia stretta nella morsa del centro destra che dalla guida di Salvini sta diventando sottoposta a quella estrema della Meloni e di Fratelli d’Italia, lo sforzo di Berlusconi sembra al limite del patetico, nell’impossibile sogno di una sua elezione al Quirinale, per il quale anche una riverniciatura dorotea potrebbe servire alla causa. Devo onestamente ammettere che, dopo tanto combattere, sono stanco e sfiduciato, ancorché sempre interessato a concorrere al progetto di ricomposizione dell’area cattolico democratica e cristiano sociale. Un progetto che continuo a ritenere indispensabile per ricostruire un centro laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori: De Gasperi, Adenauer, Monnet e Schuman, alternativo alla destra nazionalista e populista e alla sinistra senza identità. Sono ancor più convinto che per realizzare questo progetto sia necessario che tutti i vecchi attori, compresi quelli della mia generazione, molti dei quali responsabili delle difficoltà sin qui riscontrate, facciano non uno, ma anche due passi indietro e che il testimone della migliore tradizione politico culturale DC e popolare, venga assunto da una nuova generazione alla quale noi dovremmo limitarci a fornire dei buoni consigli. Diversi tentativi sono stati compiuti, sin qui senza successo, cercando di rispettare statuti e regolamenti delle diverse realtà dei partiti e associative dell’area. Penso che, allo stato degli atti, sarebbe molto più opportuno, utile ed efficace organizzare un’Assemblea Nazionale aperta a tutti coloro che, firmando un apposito documento, si riconoscono nei valori, nella storia e nei programmi della DC e nel decalogo etico sturziano. Superando tutte le oligarchie, i centri di potere e i giochi delle tessere che si sono sin qui riproposti e  con un regolamento semplice che consenta l’emergere di una nuova classe dirigente. Ritengo, infatti, che ci siano ancora molti democratici cristiani e popolari in Italia, i quali attendono solo di essere chiamati da protagonisti a decidere come riprendere il cammino.

Il decalogo del buon politico di Luigi Sturzo

1. È prima regola dell’attività politica essere sincero e onesto. Prometti poco e realizza quel che hai promesso.

2. Se ami troppo il denaro, non fare attività politica.

3. Rifiuta ogni proposta che tenda all’inosservanza della legge per un presunto vantaggio politico.

4. Non ti circondare di adulatori. L’adulazione fa male all’anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà.

5. Non pensare di essere l’uomo indispensabile, perché da quel momento farai molti errori.

6. È più facile dal No arrivare al Si che dal Sì retrocedere al No. Spesso il No è più utile del Sì.

7. La pazienza dell’uomo politico deve imitare la pazienza che Dio ha con gli uomini. Non disperare mai.

8. Dei tuoi collaboratori al governo fai, se possibile, degli amici, mai dei favoriti.

9. Non disdegnare il parere delle donne che si interessano alla politica. Esse vedono le cose da punti di vista concreti, che possono sfuggire agli uomini.

10. Fare ogni sera l’esame di coscienza è buona abitudine anche per l’uomo politico.

ALTRO CHE ANTIAMERICANISMO, OCCHIO ALLA CINA! Scrive Rotondi

Di Gianfranco Rotondi 

Buonasera Amici Simpatizzante,

l’Amico e corrispondente proff. A. Giannone ha inviato un interessante articolo che vi consiglio di leggerlo e rifletterci sopra.

( La realtà e’ che al governo italiano vi sono quel 37%, che oramai prossimi al capolinea politico, dopo aver reso il Paese Italia un circo equestre e, ultimamente le – teste di ponte – del Movimento, fa salotto oltre ad intrattiene rapporti con i vertici Cinesi, mentre l’altro per non rimanere nell’ombra consiglia di dialogare con i taglia gole Talebani.

R. Ferrari – Admin e Presidente e Socio Fondatore de: ” Il Simpatizzante

O l’Occidente (Europa, America) si salda in un fronte unico, e impone al mondo unità di intenti in materia di transizione ecologica, o sarà la catastrofe non solo ambientale, ma anche – e prima ancora – economica e sociale. Questo è lo scenario su cui dovremmo riflettere. Altro che rispolverare l’antiamericanismo viscerale. Il commento di Gianfranco Rotondi

La vicenda afgana presenta infinite sfaccettature, tutte meritevoli di commenti più qualificati del mio.

Sono anch’io – come Di Maio – in costume da bagno, e non mi va di pontificare su questioni più grandi della mia competenza. Una cosa però posso dirla tranquillamente, perché è lampante come una chiacchiera da ombrellone: destra e sinistra hanno colto l’occasione per slatentizzare una loro inguaribile malattia infantile, l’antiamericanismo.

Non è parso vero, ai nipotini di Almirante e Berlinguer, che sono peraltro quelli che amano postare i ritratti appaiati dei due monumenti della destra e della sinistra, come se fossero la stessa cosa, la stessa storia.

Perché in fondo destra e sinistra hanno in Italia alcuni tratti storici comuni: l’avversione per il cattolicesimo politico, l’Occidente, per l’America, insomma per quella cornice di valori, scelte, culture che hanno fatto di loro gli sconfitti della storia.

Ed eccoli qua tutti pimpanti a postare la deplorazione per le scelte americane, per gli errori di ieri, o di oggi, fa lo stesso. I più arditi si sono spinti a scrivere che Biden ha sepolto la Nato e l’Onu. Abbiamo letto anche questo.

Il vecchio Sullo ci spiegava che la Resistenza è una storia meravigliosa e nobile, ma in parte leggendaria: “la libertà ci è stata porta sulla punta delle baionette degli americani” ammoniva Sullo, che la Resistenza l’aveva fatta davvero.

Oggi camerati e compagni ci spiegano che “la democrazia non si esporta”, come se la nostra l’avessero veramente fondata i loro avi ideologici. Ma lasciamo perdere la storia.

Oggi l’Occidente combatte una nuova battaglia epocale: la transizione ecologica.

Ci sono Paesi-quelli occidentali, appunto – che si accingono a smantellare le filiere produttive fondate sul carbone, come è giusto che sia in ossequio alle necessarie opzioni internazionali in materia di riconversione ecologica.

Ma ci sono Paesi che se ne fregano altamente della transizione ecologica.

Sono gli stessi che già calpestano i diritti umani e sociali dei lavoratori, e trasformano la loro arretratezza sociale in un fattore di concorrenza con i competitori occidentali.

Ogni riferimento alla Cina è puramente voluto.

O l’Occidente (Europa, America) si salda in un fronte unico, e impone al mondo unità di intenti in materia di transizione ecologica, o sarà la catastrofe non solo ambientale, ma anche – e prima ancora – economica e sociale.

Questo è lo scenario su cui dovremmo riflettere. Altro che rispolverare l’antiamericanismo viscerale.

^ Premessa e grassetto a cura della Comunicazione del Comitato Scientifico della Fondazione Democrazia Cristiana

Cari amici,

di: Ettore Bonalberti

diciamocelo apertamente stiamo vivendo un tempo, ormai da diversi anni, per alcuni da decenni, di particolare sconforto prossimo alla rassegnazione, constatando  come la lunga diaspora della nostra area DC e cattolico democratico e cristiano sociale, lungi dall’essere in via di superamento, continua in una lacerante frammentazione irragionevole e suicida.

Proviamo tutti insieme a vedere ciò che ci unisce e poi eventualmente a vedere ciò che ci divide. 

Prima di tutto esaminiamo la cultura dalla quale tutti noi Democristiani e Popolari proveniamo:  i principi del Popolarismo, del Cattolicesimo  democratico, della Dottrina Sociale della Chiesa per un aggiornamento che serva per un grande progetto politico. 

Formuliamo a tutti Noi questa domanda: e’ ancora possibile in Italia pensare cristianamente il futuro della società e contribuire a costruire con laicità degasperiana la Polis, la città dell’Uomo?

Non basta voler rivendicare di essere i continuatori della DC storica e del suo simbolo per attrarre milioni di persone a dare il loro consenso elettorale 

Formuliamo prima a tutti noi questa domanda: e’ ancora possibile in Italia pensare cristianamente il futuro della società e contribuire a costruire con laicità degasperiana la Polis, la città dell’Uomo?

La risposta a questa  domanda l’ha data nel 2020 il C.S. della Fondazione Democrazia Cristiana/Fiorentino Sullo formato da 89 esperti, nelle più diverse discipline professionali, distribuiti in Gruppi di Lavoro di 22 Aree tematiche che corrispondono alle funzioni dei Ministeri e dei settori di attività più ricorrenti nella società: https://www.fondazionedemocraziacristiana.it/

Il C.S. è composto anche da tre Membri Emeriti: Alberto Alessi, Achille Colombo Clerici, Giuseppe Nisticò 

Ci si chiederà: qual è la Mission culturale del Comitato Scientifico?

La risposta è quella che abbiamo dato alla domanda iniziale: Noi del Comitato Scientifico pensiamo che sia possibile fare Politica da Cristiani per il miglioramento del Bene Comune, come accadde, dopo la 2^ Guerra mondiale, con la Vision della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi 

Pensiamo che per il futuro dei giovani, dei Millennials e per lo sviluppo della società italiana che loro governeranno sia necessario e urgente promuovere e sviluppare un’ampia cultura che possa sostenere la Visione di un progetto politico che non sia improvvisato e superficiale, né legato al semplice leaderismo di un politico di destra, di sinistra, del sovranismo e dell’emozione di milioni di followers seguendo gli slogan di comici e avvocati azzeccagarbugli. 

Serve un progetto fondato su una cultura ampia e non superficiale che sia radicata nei cittadini, nel popolo italiano, fondata su principi di un pensiero forte e comune, basata  su valori fondanti, laici e cristiani. 

Valori di moderazione e di riforme, ma con un ‘amalgama ed etica condivisa per poter affrontare le grandi difficoltà sociali, economiche, esistenziali della globalizzazione, ma anche per saper utilizzare le grandi opportunità delle innovazioni tecnologiche dell’era digitale.

Noi del Comitato Scientifico proponiamo e promuoviamo questa Cultura, basata sui seguenti Pilastri:

– Umanesimo integrale: al centro vi sono Persona e Dignità

– Dottrina Sociale della Chiesa, con le Encicliche dei Pontefici, dalla Rerum Novarum di Leone XIII°, alla Populorum Progressio di Paolo VI°, alla Laborem Exercens di Giovanni Paolo II°, alla Caritas in Veritate di Benedetto XVI°, alla Evangelii Gaudium e alla Laudato Si’ di Papa Francesco

– Popolarismo e Personalismo. I Testimoni che hanno fatto diventare nel 1987 l’Italia la V^ Potenza industriale nel mondo

– Ecologia integrale ed Etica ecologica, con il riferimento ai contenuti della Enciclica Laudato Sì

– Costituzione della Repubblica Italiana

– CEDU (Carta Europea dei Diritti Umani)

Noi promuoviamo e sviluppiamo questa Cultura nei giovani e nei Millennials ( nati dal 1980 al 1920 ) e nella società, per contribuire a favorire la costruzione di progetti politici che si ispirino a questi principi per migliorare realmente le carenze di Bene Comune e di Etica nella società.

Oggi, stiamo ancora scontando la grave emergenza economica intervenuta a seguito dei DPCM e delle scelte del Governo giallo-rosso ( M5S+ PD ) di Giuseppe Conte e per fortuna l’arrivo di Mario Draghi, peraltro un neo liberista internazionale, con il Gen. Figliuolo hanno contenuto gli effetti della pandemia Covid19 con un’efficace piano di vaccinazione e decisioni, meno filo cinesi e più atlantiste, per favorire la ripresa economica. 

In queste fasi di crisi, vogliamo richiamare  l’insegnamento dei grandi Testimoni Italiani del Popolarismo e della Democrazia Cristiana: Don Luigi Sturzo, Alcide de Gasperi, Amintore Fanfani, Aldo Moro, Carlo Donat Cattin, Albertino Marcora, Mariano Rumor,Remo Gaspari, e altri Statisti che hanno dimostrato che è possibile “Servire la Politica e non servirsi della politica ” ( Luigi Sturzo 101 anni fa ).

Allora quale può essere la soluzione politica, ci sembra che riunire assieme un un’unica DC tutti i Democristiani non sia la soluzione ne’ per la comunicazione di massa ne’ per la praticabilità. Oggi i Millennials sono più propensi al termine Federazione e per noi la Federazione Popolare dei DC  ha rappresentato e rappresenta il tentativo più concreto di ricomposizione di tutti i Democristiani (almeno  le quattro componenti che fanno riferimento a: Grassi- De Simone- Luciani- Sandri ) ; tentativo al quale le posizioni di rendita lucrate dall’UDC a guida depoliana, hanno sin qui impedito di decollare in maniera positiva.

Io e l’amico  prof Antonino Giannone, Presidente del Comitato Scientifico ci permettiamo di rivolgervi un ultimo appello affinché tutte le diverse anime che fanno riferimento alla DC si ritrovino in un incontro a Roma per definire le condizioni, termini e modi per la celebrazione di un Congresso DC di ricomposizione politica da farsi entro ottobre p.v.

Esso potrebbe essere propedeutico a un’assemblea costituente più ampia da compiersi con tutti gli amici dell’area più vasta cattolico democratica e cristiano sociale  (Insieme, Rete Bianca, Associazioni, Movimenti fino alla recente Associazione promossa da Gianfranco Rotondi Verde e’ Popolare). In pratica l’amalgama comune di partenza dovrebbe essere la Cultura di base dei 6 Pilastri da condividere  

In questo modo la Federazione Popolare con la DC ricomposta da tutte le componenti potrebbero-dovrebbero organizzare liste unitarie di ispirazione DC e Popolare alle prossime elezioni politiche. L’assemblea costituente servirebbe per redigere il programma dei DC e Popolari per l’Italia del XXI^ secolo e per l’elezione della nuova classe dirigente

Ci sembra quindi appropriata al nostro tempo la frase di Aldo Moro presa dal suo ultimo discorso ai Gruppi Parlamentari nel 28 febbraio 1978, pronunciata prima di essere rapito dalle Brigate Rosse e poi barbaramente ucciso. Moro è rimasto un martire cristiano in Politica, un esempio morale per il futuro delle giovani generazioni dei Millennials e della società italiana:

 “ Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà… Camminiamo insieme perché l’avvenire appartiene in larga misura ancora a noi ”.

Per concludere : siamo tutti in Cammino per realizzare una nuova Civiltà dell’Amore, come ci hanno più volte richiamato a fare i nostri Pontefici. 

Ritroviamo la nostra unità politica di Cattolici, senza aggettivi, e Democristiani non pentiti in cammino verso la  meta comune e finale per tutti e che e’ più vicina per noi più Anziani 

– Ettore Bonalberti

Presidente ALEF 

Membro Comitato Politico Federazione Popolare dei Democristiani

Vice Segretario Democrazia Cristiana  

– Antonino Giannone.

Professore di Leadership and Ethics. 

Presidente Comitato Scientifico Fondazione Democrazia Cristiana/Fiorentino Sullo

Membro della  Direzione Nazionale DC 

Roma, 9 Agosto 2020

GOVERNO. BINETTI: PRENDA ESEMPIO DA NAZIONALE DI CALCIO, SERVONO DEI CAMBI

Buongiorno a Voi tutti, sia che vi chiamate Pietro, Paolo o . . . Simpatizzanti,

vi allego quanto abbiamo ricevuto dal Proff Antonino Giannone Pres. Com. Scientifico Fondazione DC

Invio intervento di Paola Binetti sul momento politico critico che attraversiamo e attraverseremo 

Le prossime settimane e mesi saranno decisive per le sorti politiche ed economiche del nostro Paese. Ce la farà Draghi a mantenere la rotta che l’UE ha condiviso con questo Governo? 

Antonino Giannone  – Pres. Com. Scientifico Fondazione DC  

” Ultima domenica di giugno: calda, anzi caldissima, con l’eco della vittoria degli Azzurri contro l’Austria, in una partita che si è andata scaldando solo verso la fine, quando il rischio di perdere è diventato concreto e il timore di tornare a Roma sconfitti dopo i brillantissimo esordio del primo girone, che ci dava assolutamente per favoriti. Grande fatica da parte di tutti, ma indubbiamente ha vinto la strategia lucida di Mancini, che è saputo intervenire con i cambi opportuni nei momenti opportuni. Chissà se può diventare una metafora significativa anche per la squadra di Governo che comincia a dare vistosi segnali di stanchezza, per non parlare della confusa strategia con cui si stanno affrontando almeno tre problemi chiave. 

Il primo problema è quello del blocco dei licenziamenti, la cui scadenza è fissata al primo luglio. Il rischio è quello di una spaccatura sociale con i sindacati che intendono spostare la scadenza a fine ottobre. Una data che non è stata scelta a caso: non solo per vedere come saranno investiti i primi fondi del PNRR ma anche, a elezioni amministrative concluse, con una visione un pò più chiara sulla direzione che il Paese prenderà subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. 

Il secondo ostacolo, non inferiore al precedente riguarda le nuove ondate di migranti in arrivo in Italia e il dilemma che ormai da qualche decennio dilania le nostre coscienze. Accoglierli tutti, fin dal primo momento, salvare vite umane come è giusto o doveroso, o cercare e trovare strategie alternative per condividerne la responsabilità in Europa? Sembra che nell’ultima riunione di Bruxelles al tema siano stati dedicati otto minuti otto! Per il resto si è parlato sostanzialmente di diritti civili e della questione ungherese, certamente non dei migranti, diventati un problema residuale rispetto alla questione LGBTQ+. 

Terzo punto chiave, la salute in Italia e in Europa: problema che oscilla tra l’euforia dei vaccini e il timore delle varianti. Domani saremo tutti felici di toglierci le mascherine all’aperto, qualcuno ha già cominciato a farlo, ma proprio per questo stanno emergendo le notizie inquietanti dei nuovi focolari che si vanno accedendo soprattutto nei luoghi di vacanza. ” 

Lo afferma la senatrice Paola BINETTI, UDC, che continua: ” Mancini ha vinto perché ha operato una serie di cambi in corso d’opera: tutti quelli necessari per ridare slancio alla squadra, riposo alle persone più stanche e strategia più mirata agli interventi in campo. 

Difficile immaginare che l’attuale squadra di governo possa giungere così a fine legislatura, a meno di non anticiparne la fine. Cosa però che nessuno vorrebbe con il semestre bianco e i fondi in arrivo, con specifici vincoli per amministrarli e dedicarli ad iniziative concrete. Ma così non va bene. 

L’intero governo sembra mobilizzato su fronti che non riflettono le vere urgenze del Paese, a cominciare dalla più solida delle consapevolezze: urge una squadra unita e compatta. 

E questa non lo è, con le frequenti incursioni che dall’esterno fanno Letta o Grillo, per determinare i comportamenti dell’ex-squadra di governo. Dal momento che se è stata cambiata qualche ragione ci sarà pure stata . . . Eppure qualcuno nell’attuale Governo Draghi non sembra rendersene conto e detta legge come se al governo ci fossero ancora loro e solo loro, ignorando i nuovi compagni di squadra e trattandoli come i vecchi avversari ora scesi nella stessa metà campo. 

Pd e M5S si comportano nei confronti degli alleati Lega-UdC-FI come se fossero dei semplici e ingombranti interlocutori, il cui punto di vista non può trovare una dignità pari alla loro. In realtà discriminano i nuovi compagni di squadra con una supponenza ai limiti della intolleranza. 

E questo, come è naturale, non farà la fortuna della squadra e non la porterà certo alla vittoria. Forse rivedere la partita di ieri può ancora insegnare qualcosa anche la Squadra Draghi, che gioca certe partite come se lo schema fosse quello del Conte-bis . . . “! Com/Rai/ Dire ) 10:42 27-06-21 NNNN